VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Matrimoni combinati, è allarme

L’associazione: "In due anni abbiamo assistito sei vittime"

Alcune ragazze con il velo (foto repertorio)

Modena, 16 aprile 2017 -  È un fenomeno silenzioso e insidioso ma in preoccupante aumento anche nella nostra realtà. Parliamo di ragazze, spesso minorenni, costrette dai genitori a volare nei loro paesi d’origine per sposare sconosciuti, spesso violenti, sottomettendosi al loro volere. Nella nostra provincia succede anche questo? Purtroppo sì ma, fortunatamente, ci sono associazioni che accolgono e proteggono le vittime di queste sevizie: Casa delle donne contro la violenza, ad esempio, ma anche la Papa Giovanni 23esimo.

I membri delle stesse confermano come il fenomeno dei matrimoni combinati sia in aumento e come siano diverse le segnalazioni pervenute anche dalle scuole, grazie ad insegnanti che si pongono in prima linea per contrastare questa triste realtà . A rimetterci sono soprattutto le seconde generazioni: figlie di coppie residenti in Italia, ma ancorate alle proprie tradizioni e ai propri credo. Le ragazze però, cresciute all’occidentale, nella maggior parte dei casi si ribellano. Spesso, infatti, una volta salite all’altare vengono costrette ad abbandonare gli studi per restare segregate in casa, chiudendo le porte al mondo esterno, come spiegano dall’associazione Casa delle donne, che ha accolto negli ultimi due anni ben sei vittime di matrimoni forzati.

«Parliamo di giovani appena maggiorenni – spiegano – provenienti da India, Pakistan, Bangladesh e Marocco. Queste ragazze, grazie alla rete di sostegno esterna, principalmente scuola e gruppo dei pari, sono riuscite a trovare il coraggio di chiedere aiuto. In questo modo le ragazze riescono a trovare una mediazione fra il proprio desiderio di autonomia e le richieste familiari». L’associazione spiega come, in alcuni casi, la famiglia si sia resa infatti disponibile a fare ‘un passo indietro’ rispetto alle proprie volontà ma come sia stato invece necessario, nei casi più gravi, allontanare le giovani donne dai parenti che, altrimenti, avrebbero trovato comunque un modo per forzarle alle nozze. «L’importanza della rete ci spinge a creare occasioni di formazione e confronto in particolare con le insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado che sono spesso le prime a raccogliere le richieste di aiuto delle ragazze – afferma la presidente Paola Santoro –, saremo impegnate anche nei prossimi mesi in un percorso di formazione con vari istituti di Modena e provincia che si concluderà entro il 2017». A raccontare alcuni recenti casi di donne che hanno chiesto aiuto e che, purtroppo, rappresentano per molte ragazze delle seconde generazioni la quotidianità, sono i membri dell’associazione Papa Giovanni 23esimo. «Una ragazza si è recentemente integrata in provincia, iniziando anche a lavorare, dopo essere sfuggita da un matrimonio forzato. È di origine marocchina – raccontano dall’associazione – e l’unione era stata come sempre concordata tra le due famiglie quando era poco più che un’adolescente. Aveva studiato e desiderava andare avanti ma il marito, operaio, voleva obbligarla a restare chiusa in casa. Non poteva uscire per pagare le bollette e quanto è arrivata da noi era inconsapevole del quotidiano perché era stata sempre gestita da lui: era una sua proprietà. Le abbiamo insegnato a badare a se stessa e a diventare autonoma».