Medici di famiglia, missione impossibile "Lavoro triplicato e la burocrazia ci affossa"

La lettera di duecento giovani dottori stanchi di sentirsi chiamare ’fannulloni’: "Trattati come marionette in balìa di pazienti confusi"

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Bistrattati dal sistema, che li tiene lontani dalle decisioni che contano per poi riempirli di oneri; ma anche dai pazienti stessi che il più delle volte interpretano quel telefono sempre occupato o l’ambulatorio chiuso come un’assenza dal lavoro. E’ una lettera per rivendicare il loro ruolo da sempre (e oggi più che mai) insostituibile, quella sottoscritta da oltre 200 medici di Medicina generale, tra cui i modenesi Michele Cavedoni (foto) e Lara Rovesta. "Con questa lettera denunciamo le condizioni impossibili in cui siamo costretti a lavorare e le continue critiche di televisioni e social, e sempre più spesso anche degli assistiti – scrivono – In queste ultime ondate Covid abbiamo appreso le novità sulle procedure attraverso le dichiarazioni dei politici su Facebook, facendoci passare come inefficienti. Non è possibile che qualunque interlocutore (ufficio d’Igiene, numero 1500, Cup, datori di lavoro, per citarne solo alcuni) a domanda del cittadino risponda ’chieda al suo medico di base’. Tante incombenze inutili ci tolgono tempo per la nostra attività clinica (ad esempio certificati Inps a fronte di provvedimenti di isolamento già protocollato)". Le incombenze burocratiche e le richieste di informazioni negli ultimi due anni sono diventate ingestibili: "Alcuni colleghi stanno andando in bornout, altri vogliono cambiare lavoro, chi può va in pensione prima – spiega il dottor Cavedoni – Riceviamo anche 80 telefonate al giorno, ci credo che i pazienti trovino il numero sempre occupato. Non abbiamo sostituti e ci sono zone così sguarnite che alcuni giovani colleghi si son visti aumentare il massimale di pazienti. Siamo costantemente alle prese con consulti telefonici, visite a domicilio, non solo per Covid e appuntamenti. Siamo la categoria che nella prima ondata Covid ha avuto il maggior numero di vittime. Non meritiamo questo trattamento".

"Le altre patologie non sono sparite – si legge ancora nella lettera – ma rischiano di passare in secondo piano, e il nostro compito di medici disatteso, nostro malgrado. Da circa due anni ciascun medico ha avuto un aumento di 3-4 volte le richieste abituali. Siamo stati e continuiamo ad essere accanto alla popolazione, impegnati nel dare risposte, anche di fronte a comunicazioni spesso caotiche e fumose. Siamo stati trattati come marionette in balia di pazienti confusi, spaventati, allarmati, invischiati in difficoltà burocratiche. E alla fine siamo diventati capri espiatori: tutti i compiti non svolti dalle istituzioni vengono riversati suo medici di base. Non è pensabile per noi continuare a lavorare in queste condizioni, ormai siamo stremati. – ammettono – Siamo una categoria che lavora per la maggior parte della giornata in maniera invisibile. Nessuno conosce cosa significhi davvero fare il medico di famiglia. Non lo sa il Governo, che vorrebbe imporci la dipendenza, pensando che sia la soluzione a tutti i problemi, mentre a conti fatti servirebbero il doppio dei medici per fare il lavoro che facciamo noi ora. Non lo sanno le Regioni, che ci comunicano le loro decisioni tramite i social, e che ci attribuiscono compiti che esulano dalla nostra disciplina. Non lo sa l’opinione pubblica, che ci dipinge come nullafacenti".

Valentina Beltrame