Medicina, stop al numero chiuso. La proposta inizia a far discutere: "La selezione è fondamentale"

Il professor Nichelli: "È importante che l’accesso rimanga limitato per consentire i tirocini pratici. Carenza di personale? Studenti già sufficienti a garantire il ricambio necessario nei prossimi anni" .

Il professor Paolo Nichelli

Il professor Paolo Nichelli

Modena, 25 aprile 2024 – Ancora troppo presto per dirlo ma all’orizzonte si profila come chiesto insistentemente dalle associazioni studentesche l’abolizione del numero chiuso per l’accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. La decisione costituirebbe un ritorno indietro nel tempo di almeno 25 anni, quando l’iscrizione era liberalizzata e anche a Modena si erano arrivate a contare fino a 600 matricole anno. La novità riguarda numerose università, compresa l’università di Modena e Reggio Emilia, i cui primi studi di medicina risalgono addirittura al Trecento e che vanta il secondo Teatro Anatomico più antico d’Italia, dovuto ad Antonio Scarpa, per citare uno dei tanti luminari che hanno reso prestigiosa la nostra Scuola di Medicina. Il Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato ha adottato - praticamente all’unanimità - il testo base per andare in questa direzione. Le nuove norme, che dovrebbero scattare dal 2025, prevedono l’iscrizione libera al primo semestre. Ma già piovono critiche su questa scelta, in particolare dall’Ordine dei medici. Su questo argomento cerchiamo di far luce con un esperto, il professor Paolo Frigio Nichelli, neurologo, già preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Modena, oggi professore "senior" dell’ateneo, una delle voci più autorevoli della sanità non solo modenese.

Professor Nichelli, ci avviamo alla caduta del tabù del ’numero chiuso’ per Medicina?

"In realtà non si tratta del superamento del numero chiuso. Si tratta di un semestre di lezioni a cui fa seguito un esame di ammissione a numero chiuso per accedere al proseguimento degli studi. Un modo diverso per fare una selezione".

Qualcosa di simile alla Francia. Lei cosa ne pensa della opportunità di una selezione a Medicina?

"E’ opportuna perché l’accesso deve essere limitato rispetto alla possibilità che gli studenti accedano non solo alle lezioni teoriche, ma anche ai reparti e ai laboratori che garantiscono i tirocini pratici".

Ma si parla insistentemente di carenze di medici.

"In realtà non abbiamo in prospettiva carenza di medici. Avevamo carenza nell’accesso alle scuole di specializzazione, ma dal 2020 il numero delle borse a disposizione è aumentato e quindi nei prossimi anni non avremo problemi. Questa crisi era stata ampiamente prevista. La si è affrontata in ritardo. Ora il numero di studenti di Medicina è tale da garantire il ricambio necessario nei prossimi anni. Il corso di studi di Medicina e Chirurgia è fortemente professionalizzante. Dopo 9-10 anni di studio ci si prepara per fare il medico. Un eccesso di medici creerebbe solo laureati frustrati".

Nega vi sia carenza di medici come affermano le Ausl?

"La crisi ora riguarda le vocazioni a fare il Medico di Medicina Generale e, soprattutto, nella formazione dei medici di medicina generale, che deve essere ricondotta ad una vera e propria scuola di specializzazione come le altre".

La strada non sta dunque nella abolizione del "numero chiuso"?

"Vedrà che quando ci saranno gli esami selettivi dopo il primo semestre avremo le solite polemiche di quello che io chiamo il ’partito del 17’, con gli inevitabili ricorsi al TAR" .