"Mio marito ucciso dal virus E io prigioniera in casa"

Le storie di Luisa e Lina: "Mi portano la spesa. Uscire? Ormai è impossibile" .

"Prigioniera in casa". Così si sente la signora Luisa (è un nome di fantasia), 80 anni, residente in zona San Faustino, vedova da un paio d’anni dopo che il marito è morto per il covid, "nel giro di due giorni dopo che ha cominciato a tossire ed è stato ricoverato. Aveva già altre malattie comunque". Abita al secondo piano di una palazzina senza ascensore e non esce quasi mai. "Fatico a camminare per gli acciacchi, non abbiamo figli e mi faccio aiutare dall’assistenza domiciliare", racconta. Alla donna vengono a fare visita per l’igiene personale e per le incombenze del quotidiano. Nella sua vita ha fatto la casalinga, la sua situazione di solitudine si è accentuata dopo la morte del marito. "Riesco a far bene le pulizie in casa – spiega – mi fa compagnia il mio gatto, la mia Filly". Chiacchiera con le operatrici che la vengono a trovare, "le amiche che aveva non ci sono più oppure anche loro non possono muoversi da casa". Dice che sarebbe disposta anche a svolgere qualche attività se le venisse proposta. "Se mi aiutano a uscire di casa, frequenterei volentieri posti dove c’è altra gente, so giocare bene a carte, mi piacerebbe divertirmi un po’". Anche la signora Lina (nome di fantasia), 73 anni, che abita in zona san Damaso, ha perso il marito per il covid. "Con mia figlia non ci vediamo da tempo, vive in Appennino e fa la sua vita. A me è rimasto l’hobby del cucito, sono autosufficiente, però la giornata è lunga e la casa è molto grande per una persona, ha tante stanze". E infatti da qualche mese con lei è venuto ad abitare il fratello, anche lui solo, viveva in Piemonte. "Ha quasi la mia età, ci facciamo compagnia, scambiamo qualche chiacchiera, a volte anche litighiamo – sorride – ma va bene così. La mattina mi sveglio un po’ tardino, perché poi la notte non riesco a dormire bene: un po’ l’età che avanza, una malattia cronica che ho, un po’ i pensieri e i ricordi che non sono sempre belli". Lina non può fare direttamente la spesa, "me la faccio portare a casa dai ragazzi del Conad, già durante la pandemia facevo così: loro preparano anche piatti pronti, non mi piace tanto cucinare". Non guarda tanta televisione, "purtroppo fumo molto", confida. Per le visite mediche prenota il trasporto con le ambulanze e lascia un contributo economico: "Non ho la macchina e faccio fatica a camminare per la malattia che ho". Attività per stare in compagnia con altre persone? "Ma no, non sento questo bisogno, sto bene così, e poi ho già mio fratello".

g. a.