L’idrogeno potrà essere il futuro per una mobilità pulita e sicura? Di questo tema ne è parlato durante l’iniziativa organizzata la scorsa settimana da Lapam Confartigianato a Castelfranco Emilia e che ha visto protagonisti esperti del settore a livello nazionale, tra cui Alessandro Lanza, direttore Fondazione Eni Enrico Mattei, Marcello Romagnoli, direttore H2 MO.RE Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Eduardo De Cillis, hydrogen business development manager Toyota Motor Italia e Damiano Micelli, chief technology manager Landi Renzo Group. È stato il prof. Lanza, autore del libro "Energia arcobaleno. Il futuro è dell’idrogeno?" ad aprire il confronto. "Idrogeno sì, ma con giudizio – ha precisato – evitando di credere che sarà la panacea dei guai che ci affliggono…Se mi chiedete se il futuro sia dell’idrogeno a oggi non posso rispondere con certezza. Posso però fare un parallelismo. Le due rivoluzioni industriali hanno un aspetto in comune: insieme all’uso del carbonio (per la prima rivoluzione) e a quello del petrolio (per la seconda rivoluzione) viene l’utilizzo della tecnologia. È un’azione combinata tra un nuovo elemento e la tecnologia che sviluppa e amplifica le potenzialità di quell’elemento. A oggi non c’è una tecnologia nuova che nasca insieme all’idrogeno, ma non è escluso che a breve possa presentarsi". "Sono d’accordo con il prof. Lanza – ha aggiunto il prof. Unimore Marcello Romagnoli – sul fatto che l’idrogeno sarà parte del futuro energetico. Edoardo De Cillis ha aggiunto tra l’altro. "Il futuro sarà in parte dell’idrogeno e non soltanto per il settore automotive. Ci dovremo chiedere se scegliere una vettura full hybrid plug in, una full electric, oppure a idrogeno. A livello aritmetico per alimentare macchine a idrogeno basterebbe una pompa ogni 600 km. Ma non sarebbe sufficiente, per cui l’obiettivo è, entro il 2035, avere una pompa ogni 200 km nelle maggiori città italiane ed europee".
m.ped.