PAOLO TOMASSONE
Cronaca

Il Policlinico fa scuola. Trapianto di emifegato con il chirurgo ’robot’. Prima volta al mondo

L’Aou guarda sempre più al futuro: l’organo è stato diviso salvando due vite. L’equipe del professor Di Benedetto ha operato un 62enne malato di tumore. Grazie alla console ’Da Vinci’ visione tridimensionale ad altissima precisione.

L’Aou guarda sempre più al futuro: l’organo è stato diviso salvando due vite. L’equipe del professor Di Benedetto ha operato un 62enne malato di tumore. Grazie alla console ’Da Vinci’ visione tridimensionale ad altissima precisione.

L’Aou guarda sempre più al futuro: l’organo è stato diviso salvando due vite. L’equipe del professor Di Benedetto ha operato un 62enne malato di tumore. Grazie alla console ’Da Vinci’ visione tridimensionale ad altissima precisione.

Il miracolo è racchiuso in una cicatrice di appena dieci centimetri, quasi invisibile attorno all’ombelico. Da lì è passata una nuova vita per due persone: un uomo di 62 anni con un tumore al fegato e un bambino di otto anni con un’epatite fulminante. Una storia a lieto fine resa possibile dai chirurghi del Policlinico di Modena, protagonisti di una prima mondiale lo scorso 15 febbraio: un trapianto di emifegato eseguito interamente con tecnica robotica. "È il primo caso al mondo – racconta con orgoglio il professor Fabrizio Di Benedetto, direttore della Chirurgia Oncologica e Trapianti di Fegato –. L’organo donato in Emilia-Romagna è stato diviso in due: la parte più piccola è andata a un bambino a Palermo, mentre la porzione maggiore l’abbiamo trapiantata qui con tecnica robotica". L’epatocarcinoma che affliggeva il paziente è un tumore che colpisce circa 10.000 italiani ogni anno, sviluppandosi in persone già sofferenti di cirrosi epatica. Anziché ricorrere al tradizionale taglio che apre l’addome, i chirurghi modenesi hanno operato come in un videogame di altissima precisione: seduti alla console ’Da Vinci’, hanno guidato i bracci robotici all’interno del paziente, beneficiando di una visione tridimensionale ingrandita. "Dalla stessa incisione abbiamo inserito il nuovo organo ed eseguito tutte le suture", spiega Di Benedetto. I risultati parlano da soli: il paziente è stato dimesso dopo appena cinque giorni e ha già ripreso la sua attività lavorativa. Questo traguardo non è figlio del caso, ma di un percorso iniziato undici anni fa, con oltre 700 interventi robotici eseguiti sul fegato. "Non stiamo celebrando un’impresa isolata – puntualizza Di Benedetto – ma un metodo consolidato che usiamo regolarmente. Quello presentato è già il diciassettesimo caso". La vicesindaca di Modena Francesca Maletti sottolinea il valore delle decisioni politiche: "Questa eccellenza nasce da scelte precise, non è capitata a caso. Scelte che la Regione Emilia-Romagna ha fatto per realizzare il centro trapianti anche a Modena, che non era scontata; scelte fatte rispetto a strumentazioni, che vuol dire risorse, acquisti, personale formato per poter gestire queste tecnologie. Tutto questo significa migliorare la qualità della vita dei pazienti e garantire un futuro alla sanità pubblica". I vantaggi della tecnica robotica sono evidenti. "Restituiamo alla famiglia un paziente che il giorno dopo l’intervento si alza, mangia e cammina, con una piccola cicatrice", evidenzia Di Benedetto. Ma quanto costa questa eccellenza? "Centinaia di migliaia di euro per un singolo intervento – fa notare il direttore generale dell’Aou Luca Baldino – completamente a carico del servizio sanitario nazionale. Una cosa che in molti Paesi, anche europei, non è affatto scontata". Una simile impresa è frutto di un lavoro corale che coinvolge chirurghi, radiologi, anestesisti, infermieri e tecnici. Anche il rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Carlo Adolfo Porro, sottolinea l’importanza della sinergia istituzionale: "Qui stiamo parlando di un’équipe chirurgica di livello internazionale. Questo è dovuto non solo a un team leader di assoluto rilievo, ma anche alla sua capacità di creare un gruppo di professionisti altamente qualificati e motivati, grazie all’impegno dell’università nel reclutamento di giovani chirurghi che vogliono investire nell’assistenza e nella ricerca robotica, una delle frontiere del futuro". L’eccellenza modenese ha già richiamato l’attenzione internazionale, con specialisti che arrivano da tutto il mondo per imparare la tecnica. Ma nessuna tecnologia avrebbe potuto salvare quelle due vite senza un gesto fondamentale: la donazione. "Con tutte le risorse del mondo, nulla sarebbe stato possibile senza l’organo donato – ricorda Baldino –. Il mio ringraziamento va alla collettività italiana, presente nella donazione di sangue, midollo e organi".