REDAZIONE MODENA

Modena e dintorni tra miti e leggende

Dalla ’Secchia rapita’, simbolo della vittoria su Bologna, al ponte del Diavolo di Polinago. Gli studenti ripercorrono storie affascinanti

Che Modena sia una città ricca di meraviglie naturali e artistiche è noto a tutti; noi vogliamo, però, presentarvi la città attraverso un viaggio tra le leggende e i misteri che la circondano.

Chi non conosce l’arcinota storia della ’Secchia rapita’? In seguito alla battaglia di Zappolino, si narra che i Modenesi rubarono ai Bolognesi una secchia che riportarono, simbolo della vittoria, a Modena dove tuttora è conservata in originale nel Palazzo Comunale e in copia nella Ghirlandina.

Altrettanto famosa, ma soggetta a numerose interpretazioni, è la storia della ’Bonissima’, una statuetta che si affaccia su Piazza Grande.

Alcuni narrano che si tratti di un omaggio ad una ricca dama modenese che, in carestia, sfamò i suoi concittadini. Altri, invece, ritengono che la scultura, la cui

collocazione originaria è davanti all’ufficio delle ’bollette’, rappresenterebbe la Bona Estima, ovvero il luogo del commercio, della stimamisura. In dialetto modenese ’bona ésma’ significa buona stima: da questa base si potrebbe essere passati a ’bonesma’ e quindi a ’bonissima’. Ma non finisce qui: per alcuni la Bonissima altri non è che Matilde di Canossa, che tra l’XI e il XII secolo ebbe un forte ascendente sulla città.

Meno nota, invece, è la leggenda del ’Ponte del Diavolo’, vicino Polinago. Si dice sia stato il maligno a crearlo, portando un monolite a valle per permettere ad un contadino, in cambio della sua anima, di attraversare l’area occupata da un fiume.

Quando il diavolo si accorse che stava arrivando l’alba, scappò di corsa e lo lasciò lì.

Ci spostiamo a Fanano e rimaniamo affascinati dalla storia del ’Baule dell’Inferno’, una roccia simile ad uno scrigno presso il torrente Leo. Un giorno, dei contadini, attratti dal racconto che quella roccia custodisse un tesoro, decisero di accertarsene: da essa uscirono fiamme, urla e un fumo sulfureo a forma di bue che li risucchiò.

Come non citare la leggenda del Bucamante quando si giunge nel borgo di Monfestino, a pochi km da Serramazzoni? Si narra che il pastore Titiro e la nobile dama Odina si fossero innamorati, ma, ostacolati dalle famiglie, si buttarono nella cascata del Bucamante, appunto ’buca degli amanti’ per essere uniti in eterno.

Sempre in tema di amore c’è, nei pressi di Pievepelago, il Lago Santo modenese.

La leggenda narra di due pastorelli innamorati che decisero di incontrarsi presso il lago ghiacciato. Quando, l’uno sulla sponda opposta all’altra, si corsero incontro per abbracciarsi, il ghiaccio si ruppe sotto di loro, inghiottendoli. Altrettanto suggestiva è la tragica storia del fantasma della Dama Bianca. A Carpi, nel Castello dei Pio, viveva una bellissima dama, moglie di uno dei signori Pio che governava la città. L’uomo, in un impeto di ira e gelosia, la gettò dalla finestra del palazzo e lei lanciò una maledizione: sarebbe apparsa tre giorni prima della morte di qualcuno della famiglia per recare angoscia e dolore.

In tema di mistero la ’Casa dalle 100 finestre’ è considerata il luogo più inquietante della provincia modenese: è villa Buonafonte lungo la via Vignolese che le dicerie vogliono infestata dagli spiriti tanto che all’interno non ci si rende conto di quanto tempo passi. Si narra che nell’estate del 1962 una delle figlie del proprietario fosse stata investita e, sepolta lì dal padre, continui a vagare. A noi, tuttavia, piace la versione più bizzarra: le finestre complessive dei tre edifici sono 100, ma pare che contandole più volte il numero cambi sempre: curioso, no?

Nasce a Levizzano, intorno al suo castello, la leggenda delle fate. Esse, nelle notti di luna piena, danzano sugli spalti del castello, illuminandolo con le loro vesti bianche. Poi all’alba le leggiadre padrone del castello spariscono. Che ci crediate o meno queste storie affascinano persone di tutte le età, sia modenesi che turisti.

Classi prime,

scuola Mattarella di Modena