Alessandra Codeluppi
Cronaca

Nel locale-moschea, tra tappeti e libri del Corano: "Qua ci troviamo a pregare"

Via Alassio, il presidente: "Siamo regolari e non disturbiamo" VIDEO In preghiera

Fedeli in preghiera

Modena, 14 luglio 2015 - «No, qui le donne non sono ammesse. Entrano solo uomini». Così ci dice al telefono Abdur Sardar, 44 anni, di origine bengalese. Quale migliore conferma, delle sue parole, sul fatto che il locale affittato dall’associazione culturale Tekwah, che lui presiede, ai piedi del condominio di via Alassio 228 sia, di fatto, una moschea (video)? Ma, poche ore dopo, alle 18, Sardar fa un’eccezione: e quando lo incontriamo, davanti alla sede dell’associazione, le cui vetrate sono coperte da tende, ci apre la porta. Lo fa anche se siamo donne, invitandoci però «a togliere le scarpe»: altre parole che testimoniano la sacralità di quel locale per i membri di Tekwah. Il pavimento è interamente ricoperto dai tappeti. Tre uomini sono inginocchiati e rivolti verso Est, direzione della Mecca. Ci sono scaffali con diversi libri del Corano e tanti altri ornamenti che rimandano all’Oriente. C’è un calendario appeso con gli orari delle preghiere, giorno per giorno, a Modena. Le scarpe, che, secondo il racconto dei residenti, fino a qualche tempo fa venivano lasciate sul selciato, ora sono ordinate dentro, su una scaffalatura. Scattiamo fotografie. Chiediamo al presidente se il negozio non è, di fatto, una moschea. «Non è una moschea, ma qua leggiamo il Corano e preghiamo», conferma il presidente, che racconta di essere a Modena da tredici anni e di gestire un negozio di ortofrutta in via Albinelli.

Gi chiediamo se lui è un imam. «No – risponde – ma guido io la preghiera e le attività».

Gli ricordiamo che il condominio ha inviato una lettera di protesta al Comune sull’uso dei locali che giudicano improprio rispetto al loro accatastamento e sul disturbo, che, a loro dire, i fedeli arrecano a qualsiasi ora del giorno e della notte. «‘Tekwah’ in arabo vuol dire cuore – ci dice –. Noi siamo un’associazione che vuole ducare ai principi dell’Islam. Siamo islamici che abitano in zona. Ci sono anche fedeli del Maghreb e dell’Africa. Gli iscritti sono 35, ma al sabato e alla domenica ci troviamo a pregare anche in una quarantina. Ci raduniamo anche alle 4, poi dalle 18 quando torniamo dal lavoro e alla sera, e preghiamo quand’è ora di pregare. Ma non siamo mai rimasti a dormire qui e non abbiamo mai disturbato. Siamo regolari: gli agenti della questura sono venuti a controllarci e anche i vigili urbani. Nessuno ci ha contestato alcunché e la nostra associazione è registrata. Perché l’amministratrice condominiale non si è mai fermata a parlare con noi: perché? Se serve una variazione sull’uso e il padrone è d’accordo, per noi va bene.Noi vogliamo vivere in pace, nella fratellanza con tutti».