Modena, a processo i tre nipoti del falso pentito Scarantino. Gestivano un maxi traffico di droga

Andrea, Cristian e Gabriele secondo gli inquirenti erano tra i maggiori fornitori di stupefacenti della provincia. Lo zio ha dichiarato, poi ritrattando, di aver partecipato alla strage di via D’Amelio

Controlli dei Carabinieri, dell'Esercito e della Polizia (foto di repertorio)

Controlli dei Carabinieri, dell'Esercito e della Polizia (foto di repertorio)

Modena, 3 febbraio 2023 – Erano loro, i tre nipoti del falso pentito, a gestire il traffico di stupefacenti che dall’Albania arrivava in città. Parliamo di fiumi di droga che per lungo tempo hanno attraversato la nostra provincia e che sono stati ‘arrestati’ solo grazie ad un’importante indagine condotta dalla squadra mobile e dai carabinieri con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia. Su ordine della Dda e della procura, infatti, era stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare per venti persone, di cui diciannove in carcere.

Ebbene, oggi i tre ‘protagonisti’ del narcotraffico, nell’ambito dell’udienza preliminare che si è svolta a Bologna sono stati rinviati a giudizio: parliamo di Andrea, Cristian e Gabriele Scarantino, originari di Scandiano e nipoti di quel Vincenzo Scarantino arrestato nel 1992, che dichiarò di aver partecipato alla strage di via D’Amelio a Palermo, in cui perse la vita il magistrato Paolo Borsellino, salvo poi ritrattare. Rinviati a giudizio in tutto dodici imputati mentre sono stati giudicati con il rito abbreviato gli altri indagati per l’associazione a delinquere dedita al traffico di stupefacenti.

E’ imputata nel processo anche la fidanzata rumena di Gabriele, mentre Christian Scarantino lunedì scorso è stato nuovamente arrestato dopo la revoca dell’affidamento in prova. Secondo gli inquirenti i tre Scarantino erano tra i maggiori fornitori di stupefacenti nella nostra provincia, figure apicali che non solo avevano promosso l’associazione a delinquere, ma reclutavano i ’sodali’, individuavano i fornitori e anche i luoghi dello stoccaggio dello stupefacente.

Per quanto riguarda le altre condanne in abbreviato, figura quella di un volto noto alle forze dell’ordine: Julian Darwin Mascia, che era stato già condannato a otto anni per spaccio. Ieri la pena è stata complessivamente determinata in otto anni e otto mesi di carcere. Sette anni di carcere anche per un giovane kosovaro, sei anni e otto mesi per un modenese di 22 anni, dieci anni e otto mesi per un altro appartenente all’associazione criminale, un albanese e undici anni per un connazionale.

Sempre con rito abbreviato è stato condannato a nove anni un terzo albanese mentre cinque anni sono stati decisi per un foggiano di 83 anni, ben noto alle cronache. Dodici anni e quattro mesi di reclusione per un altro modenese 30enne mentre cinque imputati sono stati assolti. Uno solo di questi perchè il fatto non costituisce reato. Per gli altri quattro per non aver commesso il fatto.

Le indagini erano scattate a novembre del 2018 quando in un appartamento di via Attiraglio, nella disponibilità dei fratelli Scarantino spuntarono oltre 20 chili di marijuana, 20 chili e mezzo di hashish e ancora cinque chili di cocaina per trentamila dosi e 4 chili di eroina, che avrebbero permesso al gruppo di ricavare oltre 67mila dosi.

Era stato un nigeriano di 36 anni, divenuto collaboratore di giustizia – dopo aver subito pesanti minacce – a fare il nome dei ‘pesci grossi’ dello spaccio in città. L’inchiesta aveva messo in luce infatti la collusione tra bande criminali italiane e straniere, per lo più nigeriane appunto al fine di suddividersi il territorio per portare avanti gli affari legati al narcotraffico.