Olivieri, il ritorno alla Scala: "‘Pagliacci’ e ‘Don Pasquale’ in un teatro che è come casa"

Il baritono di casa nostra arriva da un applauditissimo debutto al Metropolitan di New York "Ma non vedo l’ora di cantare finalmente nella mia Maranello: il 15 maggio con la corale Puccini".

Olivieri, il ritorno alla Scala: "‘Pagliacci’ e  ‘Don Pasquale’ in un teatro che è come casa"

Olivieri, il ritorno alla Scala: "‘Pagliacci’ e ‘Don Pasquale’ in un teatro che è come casa"

Cosa significa tornare in scena alla Scala di Milano? "Per me vuol dire ritrovare un luogo speciale che sento ormai come casa mia. Questo è il teatro dove finora ho cantato di più", confida Mattia Olivieri, il baritono di Maranello in sempre più luminosa carriera internazionale. Dopo aver debuttato anche al Metropolitan di New York, torna sul palco milanese... e raddoppia: da stasera sarà Silvio nei "Pagliacci" di Leoncavallo, insieme a Fabio Sartori e Irina Lungu nella ripresa della fortunata regia di Mario Martone, ora con la direzione musicale di Giampaolo Bisanti, poi dall’11 maggio al 4 giugno vestirà gli abiti del Dottor Malatesta nel "Don Pasquale" di Donizetti, per la riproposizione di un’apprezzata regia di Davide Livermore, con la direzione di Evelino Pidò. Fra le prove (iniziate già prima di Pasqua) e gli impegni connessi alle due opere, Olivieri ‘abiterà’ per più di due mesi nella sala del Piermarini e nei suoi spazi artistici.

Emozionato?

"Assolutamente sì, come se fosse la prima volta in questo teatro amatissimo. Tra l’altro si tratta di due produzioni molto belle. Mario Martone ha pensato i ‘Pagliacci’ come una compagnia di circensi, alloggiata in roulotte sotto un cavalcavia, un’ambientazione contemporanea, molto forte. E sono molto affezionato anche al ‘Don Pasquale’ con la regia di Livermore: ero nel cast anche al debutto di questo allestimento, con la direzione del maestro Chailly, e ritroverò Ambrogio Maestri che anche allora era protagonista. In questo caso, tutta l’azione viene trasportata in una Cinecittà in bianco e nero della fine degli anni 50, con molti riferimenti cinematografici".

Come è stato il debutto al Met?

"Incredibile. È uno dei teatri dove ogni artista sogna di poter cantare nella sua carriera, e vi ho debuttato cantando un’opera in spagnolo, ‘Florencia en el Amazonas’. Il Met ha lanciato la sfida di inserire in cartellone sempre più opere contemporanee, e credo che l’abbia vinta: il teatro era sempre gremitissimo, le recensioni sono state eccellenti".

Quali impegni la attendono nei prossimi mesi?

"Tornerò a essere Figaro nel ‘Barbiere di Siviglia’, un ruolo che mi accompagna e mi ha portato tanta fortuna: lo canterò all’Arena di Verona il 21 e 27 giugno, e il prossimo anno in una nuova produzione dell’Opéra di Parigi con la regia di Damiano Michieletto. L’agenda è già pienissima, e alcuni titoli non sono ancora stati svelati dai teatri: nei prossimi mesi sarò in scena a Monaco di Baviera, in ottobre al San Carlo di Napoli con ‘Simon Boccanegra’ in forma di concerto insieme ad artisti eccellenti come Francesco Meli, Ludovic Tézier e Marina Rebeka, e nel 2025 tornerò alla Scala con una nuova produzione. Sarò anche alla Staatsoper di Vienna con un grande classico, e a Berlino con ‘Don Giovanni’. In questo 2024 affronto 14 titoli differenti: da settembre, lungo sei mesi, mi attendono sette debutti in nuovi ruoli".

Cantare è vita, è gioia?

"Per me cantare ha significato e significa potermi dedicare professionalmente a quanto ho sempre amato fare. Certo, tutti noi abbiamo dei sogni: nel canto, io mi sento realizzato e felice".

E fra i tanti appuntamenti ce n’è uno speciale...

"Sì, il prossimo 15 maggio, finalmente, canterò nella mia Maranello, insieme alla corale Puccini di Sassuolo. So già che sarà una serata speciale per me, soprattutto perché potrò rivedere e ritrovare tutti quegli amici e quelle persone che non riesco mai a incrociare, visto che sono sempre in viaggio. Tornare a casa, anche soltanto per una sera, sarà per me il regalo più bello. Non vedo l’ora".