MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

Paolini tra scienza e informazione: "Darwin, antieroe contemporaneo"

L’attore allo Storchi torna alle radici del pensiero moderno diventato un ’optional’ nel mondo contemporaneo. L’opera è firmata del regista Matthew Lenton e andrà in scena dal 13 al 16. Uno storytelling on the road . .

Marco Paolini sarà al teatro Stochi dal 13 al 16 marzo

Marco Paolini sarà al teatro Stochi dal 13 al 16 marzo

"Per affrontare un racconto a teatro serve un’idea". È partito da questa affermazione Marco Paolini, noto attore e narratore italiano, famoso per unire il teatro e lo storytelling affrontando temi di rilevanza sociale e culturale. E l’idea è stata originale e brillante: unire due fatti di cronaca, realmente accaduti, e usarli come ‘pretesto’ per affrontare, appunto, un racconto, e con esso le implicazioni che ne derivano. Così è nato ‘Darwin, Nevada’, lo spettacolo di Marco Paolini, con la regia di Matthew Lenton, che andrà in scena al Teatro Storchi dal 13 al 16 marzo. Dopo ‘ITIS Galileo’, Paolini torna a occuparsi di una figura cardine del pensiero moderno per raccontare la genesi della più scomoda delle sue teorie, l’evoluzionismo di Charles Darwin. Un racconto on the road che richiamando il padre mette in luce con humour due gravi criticità del presente, la crisi climatica e il rapporto tra conoscenza e informazione, per riaffermare l’importanza di una voce che deve pesare nel nostro tempo, quella della scienza. Lo spettacolo è coprodotto da Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro Stabile di Bolzano, Emilia-Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Vanishing Point e Jolefilm in collaborazione con La Fabbrica del Mondo. Paolini, due fatti del passato e una storia attuale: come nasce ‘Darwin’?

"Siamo sullo sfondo di una sperduta ghost town americana che porta lo stesso nome dello scienziato, proprio là dove le teorie di Darwin sono forse meno accettate, ovvero in un mondo protestante e conservatore. Cinque personaggi intrecciano le loro esistenze in un racconto di frontiere, spostamenti e migrazioni, di frammenti di storia della scienza, di conflitti e cambiamenti in corso. Siamo partiti da un pretesto, il furto dei taccuini di Darwin, avvenuto nel 2001, misteriosamente conclusosi con la loro restituzione, nel 2022, senza alcun indizio rispetto a cosa fosse accaduto nel lungo tempo intercorso. Abbiamo provato ad avanzare un’ipotesi e ne abbiamo fatto lo spunto narrativo del nostro viaggio".

E il secondo fatto di cronaca? "In mezzo al deserto del Nevada, ogni anno si tiene il ‘Burning Man Festival’, manifestazione che raccoglie disciplinatamente decine di migliaia di persone, che per un periodo di tempo limitato, scelgono di vivere insieme e creare una comunità ideale. Durante l’edizione del 2023, è piovuto in maniera abnorme. Noi abbiamo fatto coincidere quell’episodio con la nostra narrazione, perché, in effetti, seguiva di poco la restituzione dei taccuini di Darwin. Sono le coordinate di una storia immaginaria".

Rivolgendosi al pubblico, lei chiede: ’Voi a che latitudine siete da Charles Darwin’. Cosa vuole sapere in realtà? "Non si deve dare nulla per scontato. Darwin è uno scienziato, e il compito della scienza è riuscire a formulare principi applicabili anche a ciò che non si conosce. Oggi la scienza è un optional, sulla scia della medicina omeopatica, personalizzata, il personal trainer di una volta, il ‘pacchetto vacanze’ che ti consente di non dover preoccuparti di altro".

Che Darwin è quello che porta in scena? "Un Darwin giovane, ancora non sicuro delle sue osservazioni. Il nostro mondo è maledettamente giovane: si è sempre alla ricerca di un adulto che sappia spiegare quello che sta accadendo. Questa è la sua difficoltà: trovare un riscontro un contesto non amichevole. Darwin è l’antieroe contemporaneo, resiliente, ondivago. Non è ‘simpatico’ come Garibaldi: procede scavalcando tanti ambiti (la fede, l’etica, la filosofia) e si pone su un terreno in cui non è facile accettare le implicazioni del suo pensiero. Ma lo fa".