Piscina chiusa a Modena per caro bollette: Pallanuoto senza casa

La squadra gioca a Bologna, persi tanti atleti. Società costretta a migrare anche per allenarsi

Modena, 14 novembre 2022 - Tutte le discipline natatorie modenesi stanno vivendo in una sorta di limbo, dopo che si è concretizzata la chiusura, si spera temporanea, della piscina da 50 metri dell’impianto natatorio comunale Dogali, l’unico in grado di garantire l’attività agonistica di livello nell’intera provincia di Modena. Tutta l’attività di nuoto, pallanuoto, nuoto pinnato, nuoto per salvamento risulta così ’congelata’, in attesa di capire se, e come, si tornerà a disporre del vitale impianto cittadino. Una situazione che si porta dietro conseguenze decisamente spiacevoli. Qualche esempio: i ragazzini della pallanuoto sono praticamente la metà, visto che fare allenamento è diventato molto più difficile. E la squadra dovrà giocare le partite di campionato sempre a Bologna.

I ragazzi della pallanuoto durante un allenamento
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Le ragioni – è facile intuirlo perché tutti noi lo stiamo vivendo – sono gli assurdi costi energetici che in un impianto come una piscina impattano in maniera devastante. Va detto che il problema era noto ormai da mesi, visto che già ad aprile di quest’anno la piscina da 50 metri era stata chiusa per i costi di gestione: in quel momento le società ed il Comune avevano parlato di ricerca di soluzioni comuni, per affrontare il problema. E’ passata l’estate, con la balneazione che grazie al bel tempo è stata prolungata fino a fine settembre, ma non si sono viste soluzioni, e tutto si è bloccato.

Quando si dice tutto, si intende proprio tutto il complesso natatorio, la piscina da 50 metri, ma anche quella da 25, che è stata riaperta solo a fine ottobre grazie ad uno sforzo economico importante di tutte le società che compongono il consiglio direttivo della Ssd Dogali, il consorzio che gestisce l’impianto, e che ha anticipato i soldi necessari per la cauzione di tre mesi, con cui ottenere l’erogazione del gas utile a far partire le caldaie per scaldare la piscina piccola.

Il blocco delle attività in acqua, ha costretto le società ad annunciare ai propri atleti, e soprattutto ai loro genitori, che si sarebbe fatta comunque attività, anche se molto ’a secco’, cioè nei parchi, in palestra e qualcosa elemosinando acqua in giro per la regione, con il risultato che ad un primo bilancio si è perso almeno il 50% degli atleti, soprattutto i più piccoli: i genitori, infatti, non possono ’scarrozzarli’ in giro tra Bologna e provincia. Per i ’grandi’, la situazione si è trasformata, invece, in disagi logistici ed economici, con le squadre agonistiche costrette a trasferte settimanali da 40 o 50 chilometri, per allenamenti in orari spesso notturni. Devastante anche la situazione del ’nuoto libero’, pratica molto apprezzata dall’utenza, costretta a ’sgomitare’, è proprio il caso di dirlo, nella vasca piccola, o in altre vasche, spesso in orari poco utilizzabili.

Se le società si sono in qualche modo arrangiate per riuscire ad organizzare allenamenti e partite, tutte rigorosamente in trasferta (la pallanuoto ad esempio giocherà sempre a Bologna), ora il vero problema è capire cosa succederà nel futuro, perché non ci sono segnali da parte del Comune, mentre le società avrebbero bisogno di capire cosa può succedere, per programmare già il 2023, sia sportivamente, che per quello che riguarda la ’preziosa’ utenza che porta i bambini ai corsi, o che pratica il nuoto in libertà. Ci sono 300 famiglie, tra quelle degli utenti, e quelle degli operatori, il cui destino, anche economico, è legato a quello della Piscina Dogali, società che non sanno se l’anno prossimo ci potranno essere, e a cui una risposta va oggettivamente data.