Grande soddisfazione da parte delle pazienti che hanno partecipato ai laboratori e che, come raccontano, durante gli otto incontri hanno trovato amicizia, comprensione e affetto. "È stato un percorso che ha toccato l’anima – racconta Tania Magni, portavoce delle pazienti – ed è riduttivo definirlo come un semplice progetto di danza. Questa iniziativa ci ha permesso di condividere il nostro dolore e ha creato una nuova consapevolezza in ognuna di noi. Incontrarci qui è stato speciale: fin dal primo giorno, abbiamo condiviso le nostre storie di malattia come se ci conoscessimo da sempre, ci siamo guardate e, se da un lato abbiamo riconosciuto in ognuna percorsi difficili, dall’altro abbiamo visto la capacità comune di trasformare la sofferenza in forza e aiuto per gli altri. Forse è stato proprio questo il filo conduttore che ci ha unite, restituendoci ciò che la malattia ci aveva tolto". Guardando al futuro, l’obiettivo dell’iniziativa è coinvolgere molte altre pazienti affette da MICI, spesso costrette a confrontarsi con il peso della solitudine. "Sono sempre stata una persona sorridente – racconta Lucia Cirelli (nella foto a sinistra )– e oggi, vestita da Frida, mi sentivo pronta a tutto. Le nostre dottoresse e Lara Guidetti sono state straordinarie e capaci di coinvolgerci in modo unico. Questa iniziativa ha creato un legame speciale tra tutte noi: il nostro gruppo si chiama ’Tracce di Frida’ e sono certa che non ci separeremo mai. Spero che questo progetto diventi un punto di partenza per coinvolgere tante altre donne che, per vergogna o per la difficoltà di accettare di essere diverse, tendono a isolarsi. Il messaggio che vogliamo trasmettere è che, con il sostegno di persone che ci capiscono e ci accettano, possiamo fare tutto". Come testimonia la coreografa Lara Guidetti le partecipanti hanno intrapreso un percorso unico di consapevolezza e trasformazione. "Questo percorso – spiega – è iniziato dalla condivisione di una condizione comune, dall’intreccio delle loro storie, fatte di dolori e difficoltà legate al corpo e alla fiducia in sé stesse. Ma quando queste donne hanno compreso di non essere sole, hanno trovato la forza per liberarsi, vivendo un’esperienza espressiva e artistica".
j.g.