REDAZIONE MODENA

Processo White List: "Il Senato mi dà ragione"

Carlo Giovanardi: "La giunta chiede il conflitto di attribuzioni. Non si possono usare prove senza l’autorizzazione parlamentare".

L’ex senatore modenese, Carlo Giovanardi

L’ex senatore modenese, Carlo Giovanardi

Secondo il tribunale quelli acquisiti sono a tutti gli effetti documenti, dunque utilizzabili ai fini della prova. Secondo la difesa, invece, si tratta di intercettazioni ‘formate’ come prova senza un’autorizzazione preventiva, come invece previsto dalla legge. A tal proposito, la giunta delle autorizzazioni e delle immunità parlamentari- partendo dall’assunto che, rispetto alla libertà di comunicazione del parlamentare, occorre autorizzazione della camera di appartenenza per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni -, ha deliberato di proporre il conflitto di attribuzione rispetto all’utilizzabilità di quei video. La delicata questione riguarda come noto il maxi processo White list’ nei confronti dell’ex senatore Carlo Giovanardi, accusato di minacce a corpi dello Stato e rivelazione di segreti d’ufficio. (Caduta l’accusa dell’oltraggio a pubblico ufficiale). L’istruttoria procede ma si attende ora, dopo la mozione di conflitto, che il voto passi al Senato che dovrà esprimersi in merito. In caso di voto positivo, il conflitto dovrà essere rimesso necessariamente alla Corte Costituzionale dal momento che il tribunale di Modena ha assimilato quei video a documenti, ovvero prove documentali. Nelle prossime udienze a parlare in aula saranno i testi della difesa, rappresentata dagli avvocati Massimiliano Iovino e Marilisa Tenace. Chiamati a testimoniare circa l’attività svolta all’epoca in aula da Giovanardi in tema di misure interdittive, alcuni onorevoli. "Il Senato ancora una volta mi ha dato ragione nel difendere il principio costituzionale che i parlamentari non possono essere processati per le opinioni espresse ed i voti dati nell’ esercizio delle loro funzioni – afferma Giovanardi – Nel caso specifico la Giunta ha rilevato che la intercettazione video nel mio Ufficio di Parlamentare non poteva essere utilizzata nel processo senza autorizzazione della Camera di appartenenza, mai richiesta dal Tribunale di Modena. Io non ho mai preso un centesimo dagli imprenditori modenesi colpiti da interdittive antimafia sbagliate, poi tutti riammessi in white list, e non ho mai avuto nessun rapporto con la ‘ndrangheta calabrese. Continuo questa battaglia in difesa non solo delle prerogative parlamentari ma soprattutto delle imprese e dei cittadini colpiti da provvedimenti abnormi ed infondati da parte delle Pubbliche Amministrazioni". La prossima udienza è a dicembre.

Valentina Reggiani