
Quando i vecchi flipper raccontano un mondo
Il carpigiano Olivo Barbieri, uno degli artisti oggi più noti della penisola, è l’unico autore italiano invitato per una mostra personale alla sesta edizione di Foto Industria di Bologna, la rassegna curata da Fondazione Mast che analizza dal punto di vista visivo il mondo industriale emiliano. Le dodici mostre organizzate quest’anno dalla Biennale di fotografia proseguono fino al 26 novembre in vari luoghi del centro storico bolognese e quella di Barbieri è collocata allo storico Museo archeologico a due passi da San Petronio. Qui l’artista - che nel 1984 partecipò anche alla storica mostra Viaggio in Italia curata da Luigi Ghirri - propone "Flippers", serie fotografica del 1977-78. "Le immagini che ho esposto ora a Bologna - spiega lo stesso artista di Carpi - sono quelle apparse nel 1978 in occasione della prima personale che tenni, alla Galleria Civica di Modena. In quel museo operava allora Oscar Goldoni mentre il testo del catalogo venne scritto da un importante artista e teorico modenese, Franco Vaccari". Nel 1977 Barbieri ha 23 anni e scopre in un deposito abbandonato vicino casa, nel Modenese, una serie di vecchi flipper che pochi mesi dopo inizia a fotografare dando vita a immagini particolarmente colorate che scontano l’influenza di miti dell’arte come Man Ray e Andy Warhol e richiamano l’azione del giocare (Game, gioco, è il tema di quest’anno di Foto Industria). "Queste immagini di flipper - spiega il curatore della biennale Francesco Zanot - a loro volta tappezzati di immagini agiscono ai nostri occhi come deposito e cultura dell’immaginario di una intera epoca di cui rilevano i miti e i desideri. Penso a esempio al cinema hollywoodiano, alle missioni spaziali del tempo, alla frontiera americana, a grandi imprese sportive. Penso che queste fotografie siano un cannocchiale utile a guardare dentro il passato per coglierne gli umori più profondi". Tra gli altri appuntamenti da non perdere anche le mostre di Hicham Benohoud a San Giorgio i Poggiale, Linda Fregni Nagler a Palazzo Boncompagni, Andreas Gursky al Mast, Erik Kessels a Palazzo Magnani, Heinrich Zille a Casa Saraceni.
Stefano Luppi