Ragazzino violentato, caccia ai video del branco

Continuano le indagini sugli abusi subiti dal tredicenne. Gli inquirenti hanno sequestrato i dispositivi informatici che usavano gli indagati

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di Valentina Reggiani

Quel segreto che da mesi custodiva lo stava logorando lentamente. Così, un giorno ha deciso di confidarsi con la sua migiore amica che – scolvolta – gli ha suggerito di raccontare tutto e subito a mamma e papà. A quel punto è partita la denuncia.

I genitori dello studente 13enne residente nel nostro Appennino, presunta vittima di violenza sessuale da parte di quattro giovani del posto chiedono che sia fatta luce su quanto accaduto al figlio e, soprattutto, che venga fatta giustizia. A spiegarlo sono gli avvocati della famiglia del minore, Andrea Mazzacani e Katia Cristofori del foro di Reggio Emilia.

"Il bambino è seguito dai consulenti che verificheranno se sarà in grado o meno di fornire un’ulteriore testimonianza – spiegano. Al ragazzino è stato affidato anche un consulente esterno in quanto necessita di supporto psicologico costante rispetto a quanto subito. Il problema – sottolineano i legali – è che più il tempo passa, più il minore rielabora quanto vissuto e mostra sofferenza. Da quanto abbiamo appreso, dopo i primi episodi di violenza si era rifiutato di entrare in quella casa dove, inizialmente, lo avevano invitato con la scusa di ‘giocare’ i due indagati minorenni, suoi conoscenti. Successivamente, però, probabilmente minacciandolo lo hanno convinto a tornarvi. Gli avevano detto di stare zitto, di non rivelare quanto accadesse in quell’abitazione ma, dopo alcuni mesi, è scoppiato ed ha rivelato quanto subiva ad un’amica".

In base agli accertamenti, infatti, il 13enne a partire dallo scorso mese di gennaio avrebbe subito pesanti atti di bullismo – che sarebbero stati anche ripresi con i telefonini – così pure molestie sessuali. Infatti i quattro indagati rispondono dell’accusa di violenza sessuale in concorso. Parliamo di due giovani di 16 e 17 anni, uno dei quali avrebbe anche precedenti in tal senso e di due amici di 26 e 27 anni. A casa di uno di questi – arrestati su ordinanza di custodia cautelare in carcere qualche settimana fa – sarebbero avvenuti gli episodi di abuso ma al momento non si conoscono le ‘singole’ responsabilità così come i contorni della vicenda. Uno dei quesiti più agghiaccianti riguarda i presunti filmati girati dal branco; di cui al momento non se ne conosce il successivo utilizzo. Gli inquirenti hanno infatti sequestrato dispositivi informatici in uso agli indagati. Le indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dalla procura, nella persona del pm Amara risultano infatti ancora in corso.