Rendere i ragazzi più consapevoli

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Loris

Vezzali*

I frequenti comportamenti devianti nei contesti scolastici rappresentano un rilevante problema sociale, complicato dalla tendenza da parte di alcuni alunni all’imitazione e condivisione delle proprie e altrui "gesta" sui social media. Occorre dunque pensare a metodi educativi che facciano comprendere ai giovani come tali comportamenti siano sbagliati e prevenirli. (Ri)educare tramite lavori socialmente utili potrebbe essere una tra le modalità. Non deve però essere intesa come la soluzione "definitiva", ma come parte di programmi educativi di più ampio respiro. Anzitutto, è importante distinguere la tipologia di lavori socialmente utili a cui ci si riferisce: riparare un danno (es. riverniciare una parete dopo averla sporcata) è diverso dal mettersi al servizio della comunità (es. portare i pasti ai bisognosi).

Mentre la prima tipologia è comprensibile anche in ottica punitiva (hai rotto, dunque ripari), la seconda mira a educare nel senso pieno del termine, facendo capire il valore delle azioni quotidiane a favore di chi ha bisogno e, di conseguenza, il danno – deleterio anche quando privo di una vera e propria intenzione – inflitto con atti violenti e irrispettosi degli spazi e delle persone. Nella misura in cui le azioni correttive rimangono solamente a livello di punizione, per quanto "virtuose", i giovani cercheranno di comportarsi bene solamente per evitarle, lasciando campo aperto a tentativi di eluderle o a comportamenti negativi qualora le punizioni cessino. Altra cosa è rendere i giovani consapevoli del significato e delle conseguenze di azioni violente e, al contrario, del significato di comportamenti che vadano a beneficio di persone e comunità.

In questo senso, l’intero gruppo degli studenti di una scuola o una classe – e non solo i violenti – dovrebbe essere coinvolto, in modo da creare un senso di condivisione.

*Docente Unimore

Psicologia Sociale