ALESSANDRO BEDONI
Cronaca

Repice e ’La voce degli eroi’. Radiocronache immortali sul palco del Michelangelo: "Uno zaino pieno di parole"

Il più noto interprete delle imprese del pallone domani sera racconta segreti e maestri del suo mestiere "La lezione di Ciotti e la partita che avrei voluto raccontare. Statistiche e numeri? Dico no".

Il più noto interprete delle imprese del pallone domani sera racconta segreti e maestri del suo mestiere "La lezione di Ciotti e la partita che avrei voluto raccontare. Statistiche e numeri? Dico no".

Il più noto interprete delle imprese del pallone domani sera racconta segreti e maestri del suo mestiere "La lezione di Ciotti e la partita che avrei voluto raccontare. Statistiche e numeri? Dico no".

’La voce degli eroi’. Questo l’accattivante titolo dello spettacolo che Francesco Repice (foto), 63enne popolare radiocronista di Radio Rai, che domani farà tappa in città, al Teatro Michelangelo, con inizio alle 21. Nell’occasione abbinerà il suo volto alla voce che ascoltiamo alla radio ogni volta che ci racconta le gare della Nazionale di calcio o le partite clou della Serie A.

Repice, cosa racconta in questo spettacolo?

"Quello che c’è nel titolo, la voce degli eroi, che sono quei miei colleghi che alla radio hanno vissuto in diretta momenti incredibili, cercando di trasmettere il pathos che ho provato io nell’ascoltarli, tanti protagonisti come Ameri, Ciotti, Pasini, Valenti, Hugo Morales. E che a volte hanno regalato momenti indimenticabili parlando anche di cose normali. E per i modenesi ho in serbo una sorpresa, che non svelo...".

Il progresso inghiotte tutto ma non la radio...

"La radio non tramonterà mai, le nuove tecnologie anziché abbatterla l’hanno amplificata. Basta un telefono perchè la radio ti insegua ovunque, anche lontano da casa c’è sempre una radio che racconta la tua vita".

Ameri, Ciotti, Morales, chi l’ha ispirata di più?

"Io sono vicino al ‘relate’ sudamericano, ho avuto anche la fortuna di conoscere Morales, ancora oggi mi emoziono al racconto del pazzesco gol di Maradona contro l’Inghilterra ai mondiali 1986. Poi amo Buenos Aires, un posto talmente magico dove sembra che tutto debba ancora accadere da un momento all’altro. Enrico Ameri l’ho conosciuto ma non ho lavorato con lui, professionista ‘ortodosso’ ma con un ritmo di racconto incredibile, poi Sandro Ciotti che è stato un maestro. Uomo di grande cultura, autore di canzoni: nel testo di ‘Veronica’, scritta per Enzo Jannacci, nel verso ‘...con te non c’era il rischio del platonico...’ si riconosce la fine ironia del personaggio. Lui mi ha insegnato a fare questo mestiere, soprattutto ad andare a ruota libera senza leggere statistiche o altre cose inutili durante il racconto, non l’ho mai visto con una penna in mano".

Il primo comandamento di un radiocronista?

"Leggere tanto, anche ma soprattutto non di calcio, farsi un bagaglio di vocaboli. Ciotti mi insegnava che bisogna avere sempre con sé uno zaino immaginario pieno di parole, una parola ti toglie d’impaccio più di mille appunti. E poi mentre racconti una partita devi emozionarti e far sentire questa emozione, altrimenti non si emoziona nemmeno chi ti ascolta. Poi far capire in ogni momento dove si trova il pallone".

C’è una radiocronaca che avrebbe voluto fare e che non ha fatto?

"Ci vorrebbe la macchina del tempo... Principalmente due. La grande ‘Rumble in the jungle’, la sfida mitica di boxe del 1974 in Zaire tra Muhammhad Alì e George Foreman, poi i trionfi a Berlino 1936 di Jesse Owens e vedere le... facce dei gerarchi dopo le sue epiche medaglie d’oro".

E una che vorrebbe rifare?

"La finale Champions del 2011 tra Barca e Manchester United. Con Guardiola che manda in campo Abidal, reduce da soli due mesi dall’operazione che tutti ricordano, sin dal primo minuto e con la fascia di capitano, lasciando in panchina Pujol, catalano doc. E quando Pujol lo sostituisce, non solo gli lascia la fascia ma vuole che sia proprio Abidal a sollevare la coppa dopo la vittoria. Ah, se hai in squadra Xavi e Inesta non puoi perdere...".

Lei è simpatizzante della Roma, come fa a trattenere le emozioni?

"Io non sono simpatizzante, sono un grande tifoso e non l’ho mai nascosto. Ho sofferto commentando il gol di Lucic nella finale di Coppa Italia, così come la rete di Klose al 95’ in un altro derby. Ma in quei momenti è intervenuta quella grande dedizione al lavoro che mi hanno insegnato altri due grandissimi professionisti come Riccardo Cucchi e Bruno Gentili, che non si stancavano di ripetere che il servizio pubblico è una cosa seria e ci deve essere assoluto rispetto per tutti quelli che ti stanno ascoltando".