Giorgio Dell’Amico, responsabile Cooperativa Caleidos, che gestisce la maggior parte dei profughi a Modena
Modena, 4 novembre 2018 - Dove sono? Quanti sono? Cosa fanno durante il giorno... e la notte? Dove dormono...dove mangiano. Quanti commettono reati e quanti, invece, cercano semplicemente di sopravvivere? Sono i fantasmi che popolano la città. Un popolo di oltre mille persone che, volontariamente o meno, hanno fatto perdere le proprie tracce. Stiamo parlando dei profughi usciti dai progetti di accoglienza e che, di conseguenza, passano dallo status di richiedente a quello di clandestino sul territorio. Alcuni gironzolano per la città quasi senza meta, altri entrano volontariamente o sotto minaccia in organizzazioni criminali dedite allo spaccio di droga. Altri ancora cercano conforto e sostegno da chi è ancora ospitato negli appartamenti in attesa del ‘responso’ da parte della commissione. Ma solo un cinque per cento o poco più di queste persone ottiene poi, a distanza di circa due anni, il permesso di soggiorno. Gli altri sono quelle persone che, individuate, saranno ospitate al Cpr (quando aprirà) in attesa di rimpatrio. A fare chiarezza è Giorgio Dell’Amico, della cooperativa Caleidos.
Com’è la situazione a Modena?
«A partire da marzo 2014, quando è partita l’accoglienza Mare nostrum, sono usciti dal progetto 869 richiedenti asilo. Alcuni si sono allontanati spontaneamente, altri sono stati trasferiti in altri progetti e, per altri ancora, il percorso si è chiuso a causa della commissione di reati».
Quanti allora ce l’hanno fatta?
«In cinque anni hanno terminato il percorso trovando anche un’occupazione 444 persone. Teniamo presente che molti richiedenti si sono ‘dispersi’ sul territorio a inizio progetto, nel 2014 appunto. Tra quest anche 25 donne eritree scomparse poco dopo essere arrivate in città. Solo a inizio 2014 se ne sono andate 137 persone anche a cinque giorni di distanza dall’arrivo. Dopo di loro abbiamo perso i contatti con 45 stranieri nel 2015 mentre oggi, in tutto, ne abbiamo in carico 970».
Altri, però , sono stati esclusi dal progetto ...
«Almeno una trentina: sono stati infatti scoperti a mettere a segno reati di vario genere, per lo più spaccio di droga. Poi ne abbiamo avuti 40 che sono stati fatti convogliare in altri percorsi; vittime di tratta, ad esempio o minori non accompagnati. I 450 che hanno ottenuto la protezione provengono per lo più da Senegal, Mali e Gambia»
Alcuni profughi, facciamo presente al referente Caleidos, lamentano di essere stati cacciati dal progetto solo per aver aiutato altri connazionali che, non avendo avuto parere favorevole dalla commissione, sono rimasti in mezzo alla strada... Come replica?
«È vero che ne abbiamo allontanati perché sorpresi ad ospitare clandestini. Parliamo di tre persone ‘cacciate’ dall’appartamento. Ma questo perché sono stati sorpresi ad ospitare ex beneficiari del progetto, trovati in possesso di oltre trecento grammi di eroina. Inoltre il fornire ospitalità ad estranei o comunque a persone che non hanno beneficiato di permesso per motivi umanitari è motivo di revoca. Parliamo infatti di locali messi a disposizione dalla prefettura proprio per persone inserite nel progetto di accoglienza. Se vogliono ospitare qualcuno, affittano a loro spese un appartamento. In caso contrario, rispettano le regole. È anche vero che per i ragazzi meritevoli le cose sono diverse: abbiamo continuato ad aiutare stranieri usciti dal progetto. Valutiamo i casi e decidiamo come intervenire. Non dipende da noi, insomma, ma da come si comportano».