
di Vincenzo Malara
Sedici anni fa il sogno di Alejandro De Tomaso tramontò definitivamente con la chiusura della fabbrica in via Virgilio, che aveva dato i natali a vetture storiche come la Mangusta e la Pantera. Cominciò una difficile messa in liquidazione conclusasi soltanto in tempi recenti e, al contempo, l’area di quasi 40mila metri quadrati si trasformò lentamente in un crocevia di bivacchi e degrado. Poi l’anno passato la svolta, con il via libera del Consiglio comunale a un doppio insediamento commerciale. E ora ci siamo: i lavori sono finalmente cominciati. A mettere radici sarà il mega-store Globo, popolare marchio di abbigliamento e calzature, che oltre ad aprire dove un tempo la De Tomaso faceva sognare gli appassionati delle quattro ruote, inaugurerà un secondo punto vendita poco più avanti, negli spazi in cui la ceramica Ragno aveva i suoi uffici e una sala mostra. Insomma, il polo della Fiera si prepara ad accogliere un’altra struttura commerciale di grande rilievo, rafforzandone la sua vocazione fortemente economica. Il marchio, controllato dalla società Cosmo, ha quindi avviato le procedure di demolizione dei vecchi capannoni e la conseguente bonifica. Le ruspe e le gru sono al lavoro da diversi giorni per bruciare i tempi e iniziare la realizzazione del vero e proprio edificio da quasi 2.500 metri quadrati. Nello specifico, l’intervento prevede la costruzione di una struttura con un piano fuori terra di 8,5 metri di altezza, le opere di urbanizzazione, aree verdi ad hoc e un parcheggio a disposizione del mega-store ai quali si aggiungeranno ulteriori 122 posteggi pubblici.
L’apertura del Globo sancisce la fine definitiva (e un po’ malinconica) di un marchio che ha scaldato i cuori di milioni di persone nel mondo. Fondata sotto la Ghirlandina nel 1959 dal pilota argentino, l’azienda ha dato i natali a vetture sportive di alto profilo come la Vallelunga, la Mangusta e la prorompente Pantera, voluta nientemeno che da Elvis Presley nella sua collezione personale. Nel 2003 la morte improvvisa del patron fu il preambolo alla procedura di liquidazione avviata un anno dopo. Ciò che rimaneva del brand fu messo in vendita, compreso lo stabilimento modenese, che per lungo tempo non ha però trovato un acquirente, nonostante le ripetute aste convocate dal curatore fallimentare. Negli anni scorsi, il Carlino aveva testimoniato lo stato desolante della vecchia fabbrica, al cui interno resistevano, tra vecchi schedari e scaffali divelti, anche alcuni prototipi originali, salvati successivamente da Matteo Panini che li ha inseriti nella sua collezione d’auto d’epoca. Nel nostro viaggio spuntò pure un fuoristrada incidentato marchiato Uaz, uno dei pochi veicoli figli dell’accordo che la De Tomaso sottoscrisse coi russi a inizio anni 2000 nel tentativo di risalire la china.