LORENZO LONGHI
Cronaca

Sassuolo, i ricordi che danno morale. Con i viola dieci anni fa il successo salvezza

Il 6 maggio 2014 i neroverdi vinsero 4 a 3 a Firenze e presero punti prezioni per restare in serie A a tre giornate dalla fine

Sassuolo, i ricordi che danno morale. Con i viola dieci anni fa il successo salvezza

Sassuolo, i ricordi che danno morale. Con i viola dieci anni fa il successo salvezza

Era di maggio, il 6 per la precisione, e mancavano tre giornate alla fine. Il Sassuolo a Firenze, per la seconda volta nella sua storia (la prima era stata in C2, nel 2003, ultima giornata del torneo vinto dalla Florentia Viola), la prima in Serie A, si giocava la salvezza. Era di maggio, accadeva dieci anni fa, la teoria era simile a oggi, ma la pratica – cioè il contesto e la situazione – decisamente no, perché i punti in comune sono tutto sommato pochi. Eppure quel 6 maggio resta una pietra miliare: Fiorentina-Sassuolo 3-4, e quel giorno i neroverdi capirono che si sarebbero salvati. Così, un po’ come chi teme il presente e si aggrappa al passato, ecco quella memoria: sette gol totali, ma potevano essere dodici, tre punti determinanti. C’era, a difendere i pali dei viola, Antonio Rosati, di proprietà del Napoli, che la prima parte della stagione l’aveva passata in prestito proprio al Sassuolo, prima di passare a Firenze a gennaio. Volò un paio di volte a sventare i tentativi dei neroverdi, capitolò su un rigore di Berardi a metà primo tempo, incassò – non senza colpe – il gol dello 0-2 ancora dall’allora giovane favoloso, vide una fucilata di Zaza stamparsi sulla traversa, incassò pure il terzo da un Berardi scatenato, cosa peraltro non così rara. Gara finita nel primo tempo? Non proprio. Rigore di Gonzalo Rodriguez nella ripresa, un erroraccio di Zaza, il poker di Nicola Sansone e lì, un minuto dopo, Montella inserì Giuseppe Rossi, desideroso di prendersi un posto in azzurro dopo l’infortunio. In quattro minuti ecco il 2-4, suo, e il 3-4 di Cuadrado. Salì in cattedra Pomini, proprio colui che era stato preferito a Rosati a inizio stagione, e un suo intervento salvifico su Rossi alla fine sancì la vittoria. Inevitabili, nei giorni successivi, le polemiche dei rosiconi: chi capì che il Sassuolo si sarebbe salvato, vide chissà cosa in quel risultato.

Eppure, banalmente (e come stiamo vedendo anche attualmente), a fine stagione esistono motivazioni che le forze sulla carta non contemplano. Il Sassuolo non può aggrapparsi a quel ricordo, anche perché quel ricordo in campo non ce l’ha nessuno, né a quelli delle vittorie del dicembre 2019 (0-1, Berardi) e del luglio 2020 (1-3, doppietta di Defrel e gol di Muldur). Può, però, ricordarsi che una delle sue sei vittorie stagionali, all’andata quando in panchina c’era ancora Alessio Dionisi, è giunta proprio contro i viola, con un gran gol segnato da Pinamonti nato da un’idea di Henrique e dall’assist di Pedersen. Gara in bilico sino alla fine, ci pensarono Consigli, e Ferrari su Beltran, a conservare lo striminzito vantaggio. L’allenatore è diverso, ma il ricordo giusto è quello: il Sassuolo non vinceva di cinque partite. Proprio come ora.