Schianto fatale: un anno e 3 mesi al conducente

Ieri il 35enne che il 31 dicembre 2020 investì Maria Lugli in via Veneto ha patteggiato la pena. Patente di guida sospesa

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Era l’ultimo giorno dell’anno del 2020 quando l’82enne Maria Lugli veniva investita da un’auto mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. L’anziana modenese si era spenta dopo due giorni di agonia. Ieri i familiari della vittima hanno ricevuto una parziale risposta dalla giustizia. Ieri mattina infatti, davanti al Gip Andrea Scarpa, il conducente della vettura, 35 anni, domiciliato in città e accusato di omicidio stradale, ha patteggiato la pena di un anno e tre mesi di reclusione con la sospensione condizionale.

All’uomo è stata comminata anche la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per un anno.

Il marito della vittima, Amos e i figli Monica e Giuseppe, la nuora e i due nipoti dell’anziana si erano rivolti, per essere assistiti, a Studio3A-Valore S.p.A. Quel giorno la vittima, che nonostante l’età godeva ancora di ottima salute, come era solita fare si era recata al mercato servendosi di un carrellino, non perché avesse grosse difficoltà motorie, ma perché si sentiva più sicura appoggiandosi al deambulatore che utilizzava anche per trasportare le borse della spesa. Alle 7.35 del mattino Maria Lugli aveva iniziato ad attraversare sulle strisce pedonali viale Vittorio Veneto quando, all’improvviso, era stata travolta da una Volvo condotta dall’imputato e diretta su piazzale Risorgimento. All’arrivo dei sanitari le condizioni dell’anziana erano apparse subito gravissime e il 2 gennaio il cuore di Maria Lugli aveva smesso di battere. Lugli era molto conosciuta in città: aveva lavorato per oltre vent’anni come infermiera, prima di andare in pensione, al Policlinico. L’imputato ha giustificato l’accaduto con la scarsa visibilità determinata anche dalle condizioni del parabrezza della vettura, che di notte all’aperto si era totalmente ricoperto di brina per il freddo. iIl trentacinquenne ha spiegato di aver attivato la ventola, ma ha ammesso di essere partito ugualmente nonostante il vetro fosse sbrinato e disappannato solo in parte.

Le sue giustificazioni non gli hanno tuttavia evitato il processo, anche perché gli si imputava l’ulteriore violazione di aver impegnato un tratto stradale precluso al traffico ordinario trattandosi di una corsia riservata a taxi e bus. Ieri l’uomo ha patteggiato la pena.

Valentina Reggiani