Sci e Covid: il Cimone non si arrende. "E spariamo neve"

Magnani (Consorzio Cimone): "Sappiamo come comportarci. Se non si aprono gli impianti per la montagna sarà crisi profonda"

Luciano Magnani, presidente del Consorzio Cimone

Luciano Magnani, presidente del Consorzio Cimone

Modena, 24 novebre 2020 - "Conte ha preso tempo in attesa di vedere la situazione come si evolverà. Per me il Natale è ancora salvo". Non rinuncia all’ottimismo Luciano Magnani, presidente del Consorzio Cimone e presidente onorario dei maestri di sci italiani, nemmeno dopo la doccia gelata di Conte che frena sull’apertura delle piste a Natale. In attesa delle decisioni della Conferenza Stato-Regioni sull’apertura delle stagioni sciistiche, al Cimone i cannoni hanno già sparato cristalli di neve per 33 ore consecutive nel fine settimana. E sulle piste è caduta anche una ventina di centimetri di neve fresca. "Con i suggerimenti e il protocollo dalle associazioni Anef e Federfuni sappiamo già come comportarci se ci sarà permesso di aprire", assicura Magnani.

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Ma intanto Conte sembra aver chiuso la porta. "Conte ha preso tempo in attesa di vedere la situazione come si evolverà. Il Natale è ancora salvo. Speriamo che in questo mese la situazione migliori e, applicando le linee di sicurezza e seguendole rigorosamente, potrebbe esserci ancora speranza di aprire. C’è la pressione dei governatori, e specialmente di Stefano Bonaccini, che conoscono le realtà del territorio a differenza del governo che non le conosce. Speriamo veramente che vengano ascoltati". Come vi eravate organizzati per ripartire? "Applicheremmo tutti i sistemi di sicurezza. È stata imposta la distanza di un metro nelle file, la faremo rispettare. Abbiamo già acquistato reti che segnano la distanza. Per quanto concerne sicurezza e contatti, ricordiamo che si scia all’aria aperta e gli sciatori indossano tuta, scarponi, guanti e il 90 per cento indossa casco, visiera e mascherina". Per il distanziamento sulle piste a cosa avevate pensato? "In pista il distanziamento è automatico. Gli sciatori scendono sempre a una distanza di un metro abbondante". Pensate ad accessi limitati? "Senz’altro. Per i 50 chilometri di piste e i 26 impianti, che ospitano dalle 6 alle 7 mila persone, siamo consapevoli che dimezzeremmo questo numero". Avete funivie e gabinovie, come si rispettano le disposizioni anti Covid? "Il protocollo ha stabilito che nelle funivie e nelle gabinovie, al chiuso, deve esserci la metà delle persone. Se partiremo lo faremo. Le seggiovie all’aperto invece possono salire a pieno carico. Al Cimone si resta in seggiovia massimo 2,5 – 3 minuti. Inseriremo più personale alle biglietterie, davanti a fine impianti per mantenere le distanze". Gli sciatori avrebbero a disposizione i rifugi? "È importante che i rifugi siano aperti. I gestori saranno tenuti ad applicare i protocolli, apparecchieranno all’aperto il più possibile, distanziando, organizzandosi per non avere assembramento. Si stanno già organizzando in questo senso". La scuola di sci? "I maestri di sci non potranno impartire lezioni a gruppi numerosi. Faranno molte ore singole. Dobbiamo pensare di convivere con il virus, adattarci a alle limitazioni, impartire questa cultura a tutti e assicurare sicurezza. Il nostro impegno è totale anche in questa direzione". L’apertura è vitale per l’economia del territorio? "Se non apriamo gli impianti, per il sistema montagna, in particolar modo per quanti vivono di turismo, sarà profonda crisi". Vi stavate preparando per aprire l’8 dicembre? "L’importante sarebbero le feste di Natale. Io spero che in questo mese la curva del Covid scenda. Se avremo freddo lo sfrutteremo con l’innevamento artificiale, nonostante comporti costi elevati. Lo faremo soprattutto per tutte le altre attività del territorio, il sistema neve funziona solo se lavora anche l’intera catena dell’indotto. Sarà un anno difficile, di grande responsabilità. È indispensabile che l’attività delle stazioni invernali non sia interrotta".