Modena, "Senzatetto e al verde? Per un mese lo aiutiamo noi"

Due fratelli al 42enne che ha scritto al Carlino: "Paghiamo vitto e alloggio per un mese"

L’uomo che ci ha contattato ha già trovato un lavoro ma deve aspettare il primo stipendio per ‘rimettersi in carreggiata’

L’uomo che ci ha contattato ha già trovato un lavoro ma deve aspettare il primo stipendio per ‘rimettersi in carreggiata’

Modena, 13 gennaio 2019 - «Sono in gravissima difficoltà economica ma finalmente sono riuscito a trovare un lavoro a Modena. Una mia amica mi ha ospitato qualche giorno ma ora non può più farlo. Avrei bisogno di una nuova sistemazione ma non so se otterrò un anticipo dal nuovo datore di lavoro. Come faccio?». E’ questo l’appello che un 42enne di Viterbo, due giorni fa, ha affidato alle nostre pagine. Succede spesso che chi è in difficoltà chieda aiuto tramite i giornali, ma stavolta è successo qualcosa di insolito. Due fratelli modenesi, infatti, hanno deciso di aiutare quest’uomo, che non conoscono, spinti dalla voglia di dargli un’opportunità. «Di fare del bene perché non sopportiamo l’indifferenza», ci raccontano. E’ una scelta ‘umana’ che ha profondamente colpito l’uomo, in lacrime. I due hanno scelto, per il momento, di rimanere anonimi, «perché non cerchiamo pubblicità». Ma sono persone molto conosciute in città. Questa storia non finisce qui, ma è solo un bellissimo e promettente inizio. Continueremo a raccontarvela.

 

"Questo articolo mi ha scavato nelle viscere". Comincia così la lettera in cui una coppia di fratelli modenesi si offre di aiutare Francesco, un uomo che, scrivendo al nostro giornale, ha rivelato di non avere un tetto sulla testa.

«Tutti gli esseri viventi – dice la lettera – dovrebbero avere un rifugio dove tornare e sentirsi al sicuro, riposarsi dalle fatiche elargite e rigenerarsi. E’ inverno. C’è l’esplosione dell’influenza. Vogliamo che perda l’occasione, forse unica, di un lavoro onesto perché congelato su una panchina? Fra l’indifferenza generale, mentre ci arrabbiamo con la bilancia colpevole di segnare chili in eccesso? Non posso ospitare persone in casa – scrive uno dei due fratelli –, ma posso offrire un’ alternativa dignitosa a salvaguardia sia della salute che del lavoro di quest’uomo.

Se accetterà, mi offro di aiutarlo anticipandogli il necessario per pagarsi il primo mese di alloggio in un posto (camera o pensione tre stelle con bagno), vicino al luogo di lavoro per annullare il problema dell’eventuale viaggio (guadagnando così tempo, energia fisica, risparmio economico). Penso ad una cifra che copra un posto letto decoroso, oltre ad un minimo di contante per le spese di prima necessità (cambio d’abito, un maglione, giubbotto, scarpe, biancheria intima, articoli d’uso personale. Insomma che esca di casa vestito dalla testa ai piedi). Dovrà anche mangiare. Quindi aggiungerei almeno due pasti e colazione al giorno per un mese».

«Non siamo ricchi – precisano i due – La nostra famiglia ha conosciuto privazioni, sacrificio, umiliazioni, miseria e povertà (la povertà la ritengo un salto di qualità rispetto alla miseria). Un piatto caldo in più, per chi bussava alla nostra sgarrupata porta, però, c’è sempre stato. Una fetta di polenta (cotta nel paiolo di rame e tagliata con lo spago grosso), un agognato pezzettino di salsiccia. I nonni erano contadini. Tanti figli. Tanta terra da lavorare, tanta miseria. Non posso salvare il mondo ma posso aiutare un po’ questa persona, se accetta. Non ci sono condizioni alle quali sottostare, scadenze, interessi. Quando potrà, restituirà il gesto. Far del bene direttamente a chi ne ha bisogno fa stare bene soprattutto chi lo fa. Almeno sai di essere venuto al mondo per uno scopo. Una piccola goccia nell’oceano dell’umanità frastornata – chiude la lettera – dalla schiavitù del consumismo».