GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Soccorso Alpino in prima linea: "Interventi in continuo aumento. App per localizzare i dispersi"

Seghi (Saer Monte Cimone): "Casi in crescita perché c’è maggior afflusso in Appennino". I consigli agli escursionisti: "Dispositivo per la geolocalizzazione, scorte di cibo e mai strafare".

Soccorso Alpino in prima linea: "Interventi in continuo aumento. App per localizzare i dispersi"

Seghi (Saer Monte Cimone): "Casi in crescita perché c’è maggior afflusso in Appennino". I consigli agli escursionisti: "Dispositivo per la geolocalizzazione, scorte di cibo e mai strafare".

Negli ultimi tre-quattro anni molti più interventi rispetto al passato, una statistica di 85 casi concentrati soprattutto nel periodo estivo, quando si arriva anche a gestire un episodio al giorno di media: "Ma non per una maggiore indisciplina. Ci sono sempre più persone che stano riscoprendo la montagna: famiglie con bambini e appassionati di mountain bike che soprattutto dopo il covid prediligono attività all’aperto". Chiacchierando con il vice capo della stazione Alpina Monte Cimone del Saer (Soccorso alpino Emilia Romagna) Raffaele Seghi a Montecreto si comprende come incrociando dati e casistiche è possibile rendere la montagna sempre più sicura.

Seghi, la montagna può essere pericolosa.

"Mah, sono luoghi comuni giornalistici. Così come quando si dice ‘neve assassina’. Il problema non è il luogo, ma la conoscenza del posto dove si va. Per salvaguardare l’incolumità in montagna è fondamentale la correttezza del comportamento delle persone".

Quali consigli darebbe?

"A parte quelli più intuitivi – come portarsi cibo, acqua, un ricambio dei vestiti e indumenti pesanti per sopportare eventuali mutamenti repentini di temperature – consiglierei a tutti di andare in montagna prima di tutto per divertirsi. E di svolgere attività in linea con il proprio livello di allenamento o capacità".

Per esempio?

"Fare dieci chilometri due volte a settimana in pianura a piedi o in bici, non è la stessa cosa che farli in montagna. Allo stesso modo meglio affidarsi, se si è agli inizi, a una guida escursionistica o a una guida alpina, che oltre a indicare percorsi in sicurezza può fornire anche interessanti informazioni storico-naturalistiche sul luogo. Un altro aspetto è facilitare l’individuazione della propria posizione in caso di bisogno".

Attraverso il cellulare?

"Sì, vi è un’app che si chiama GeoResQ, disponibile su tutte le piattaforme, che oltre a indicare cartografia e dislivelli ha un sistema di allarme collegato direttamente con la centrale operativa. Oltre al fatto che consente alla propria famiglia a casa, da remoto, di seguire il tragitto e anche quando magari non c’è campo riuscire a ricostruire il percorso e farsi trovare più facilmente".

Diceva che aumentano le presenze di mountain bike e le famiglie in montagna.

"Proprio l’altra mattina notavo l’alto numero di persone nella zona del Cimone. Sicuramente incide il clima torrido della pianura, la voglia di fuggire dall’afa. Ma c’è più in generale una riscoperta della montagna come luogo dove rigenerarsi. Gli interventi per noi aumentano, ma è confortante sapere che piuttosto che stare sulla poltrona davanti alla tv mangiando patatine fritte magari, sempre più gente viene a farsi un’escursione salutare ad alta quota".

Quali sono gli infortuni più frequenti in cui vi imbattete?

"Le tre casistiche prevalenti sono la classica scivolata mentre si cammina che può comportare il trauma cranico, di un arto o della schiena e non permette di camminare. Poi la caduta dalla mountain bike. Quindi il malore dovuto non solo allo sforzo, ma alla disidratazione o al calo di zuccheri: chi è in montagna magari non pensa a bere perché c’è fresco, ma è importante farlo".

Quali tipologie di persone sono più esposte al rischio? Le famiglie, i ciclisti…

"Direi che i più a rischio siano i cercatori di funghi. Le famiglie no, soprattutto quando ci sono bambini piccoli, sono molto prudenti. I cercatori di funghi invece si avventurano fuori dai sentieri più battuti, finiscono in zone impraticabili a volte".

Qual è stato di recente un intervento particolarmente complesso che avete dovuto affrontare?

"È successo a luglio nella zona di Montecreto. Due ragazzi hanno perso il sentiero e sono finiti in una zona davvero impervia con notevoli salti di roccia. Il ragazzo è scivolato di 20-30 metri e abbiamo dovuto recuperarlo con l’elicottero. Un’operazione difficilissima, durata 5 ore. Per fortuna l’episodio è avvenuto ai primi di luglio, quando le giornate erano ancora lunghe e l’elicottero poteva ancora volare: cinque minuti in più e avremmo dovuto recuperarlo con l’ambulanza, con molte più complicazioni. L’impiego dell’elicottero garantisce rapidità, e questo può salvare una vita".

Voi vi occupate anche di persone che si smarriscono.

"Sì, dei dispersi, di coloro cioè che si sono persi e non ritrovano la strada. Diverso è il caso degli scomparsi, per cui è previsto invece un protocollo a parte guidato dalla prefettura".

Cosa deve fare una persona se ha bisogno del vostro intervento?

"Chiamare il 118. Poi sarà l’operatore ad attivare il mezzo o il comparto dalla giusta località. Il sistema del 118 in Emilia Romagna è tra i più efficienti, se non il più efficiente, in Italia".