Sono 130 i minori stranieri soli

Migration

I FIGLI della migrazione, arrivati nel nostro Paese prevalentemente a piedi o via mare (e soprattutto nella stragrande maggioranza dei casi da soli), accolti da una cittadinanza attiva che in pochi anni ha permesso loro di diventare pizzaioli, meccanici, aiuto chef. Partono dal Pakistan, dal Marocco, ma anche dal Bangladesh, le storie dei minori stranieri non accompagnati (Msna) che sono stati coinvolti in due progetti, sì recenti, ma che hanno già portato ai primi frutti, esperienze che vale la pena raccontare. Più nello specifico si tratta da un lato dei tutori volontari (una figura introdotta dalla legge) e dall’altro di un percorso, studiato appositamente dal Comune, denominato ‘Welchome’. Quest’ultimo, strettamente legato all’associazionismo locale, consente a questi giovani di vivere per un periodo minimo di sei mesi all’interno di una famiglia e permette «in una fase delicatissima della loro vita, di recuperare una dimensione di affettività familiare che favorisca l’apprendimento della lingua italiana, il completamento degli studi e l’acquisizione di competenze professionali. Welchome – si legge nella presentazione del progetto stesso – è aperto a ogni famiglia, anche un singolo, che desideri realizzare un’esperienza coinvolgente e utile a sé e al ragazzo. A supporto delle famiglie è previsto un contributo economico per l’ospitalità ed è stato istituito un servizio informativo, formativo e relazionale garantito da una équipe multidisciplinare messa a disposizione dal Comune insieme alle associazioni». Complessivamente a Modena i minori stranieri non accompagnati sono attualmente 128, 115 accolti nelle comunità e 13 nelle famiglie che hanno aderito a Welchome. Una dozzina dei 115 stranieri accolti nelle comunità può contare, appunto, anche su un tutore volontario, ovvero un cittadino privato che a titolo volontario e gratuito assume la rappresentanza legale del minore e fa tutto quanto le normative in materia attribuiscono al genitore. Il tutore volontario implica dunque i concetti di genitorialità sociale e di cittadinanza attiva. Per nominare e formare i tutori volontari devono essere stipulati accordi tra il tribunale per i minori e i Garanti per l’infanzia e l’adolescenza, oltre che tra il garante regionale e il Comune responsabile della tutela e della protezione dei minori. Nel 2018 l’amministrazione comunale ha predisposto uno specifico accordo triennale con la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, approvato dalla giunta.