REDAZIONE MODENA

Tassoni dimenticato a 400 anni dalla ’Secchia’

Il capostipite del genere eroicomico sarà celebrato a Pisa e non a Modena nell’importante anniversario del suo poema capolavoro

di Roberto

Barbolini

Ce l’hanno rapita. Pare impossibile, ma è così. Che cosa mai avrà di tanto speciale "quell’infelice e vil secchia di legno che tolsero a i Petroni i Geminiani", per continuare a dar vita nei secoli a dispute e guerre per il suo possesso? Eppure è così. E stavolta tocca ai Pisani giocare il ruolo dei rapitori, mentre i Modenesi stanno a guardare. Se ancora vi state chiedendo di che cosa stiamo parlando, è presto detto: a quattrocento anni esatti dalla prima edizione della ’Secchia rapita’, mentre Modena sonnecchia in tutt’altre faccende affaccendata, sarà Pisa a celebrare il poema di Alessandro Tassoni, capostipite del genere eroicomico, facendone il perno di un convegno dedicato a ’Comico, eroicomico, satirico, umoristico: forme, stili e pratiche dal moderno al contemporaneo’, che si terrà il 27 e 28 settembre a Palazzo Venera, nel cuore della città toscana, a cura di Francesco Brancati e Maria Cristina Cabani. Iniziativa meritoria, che del poema tassoniano scandaglierà lingua, paratesti e strategie narrative, sottolineandone l’originalità nell’inaugurare un genere di grande fortuna in tutta Europa, destinato ad arrivare fino al ’Ricciolo rapito’ di Alexander Pope. Ma se sulle rive dell’Arno si celebra quel poema in ottave magistrali, ambientato con felici anacronismi in un Medioevo padano e guitto popolato di macchiette esilaranti, dal Potta a Salinguerra alla bella Renoppia, su cui troneggia quel vile "bauscia" del Conte di Culagna, tutto tace (o quasi) tra Secchia e Panaro. All’epoca il Potta – com’era ironicamente soprannominato il Podestà cittadino – non esitò a radunare le milizie per difendere la secchia sottratta ai Bolognesi; oggi al sindaco Muzzarelli e all’assessore alla cultura Bortolamasi non si chiede certo di scatenare una guerra contro l’ex repubblica marinara di Pisa per qualche malinteso senso di competizione; sarebbe bastato riservare anche a Tassoni e al suo poema un po’ di quell’orgoglio di campanile tante volte sbandierato a proposito delle ben note eccellenze modenesi: da Big Luciano, il tenorissimo da Walk of Fame hollywoodiana, allo chef iperstellato Massimo Bottura; per tacere del Drake Enzo Ferrari, vivissimo nella memoria collettiva non solo per via dei rossi bolidi con il cavallino rampante, dagli esiti sportivi oggi non esaltanti, ma anche per l’incipiente film biografico di Michael Mann con Adam Driver, le cui riprese hanno avuto come set privilegiato le strade e le piazze di Modena. Intendiamoci: nessuna obiezione verso queste mitologie cittadine, peraltro già in auge (Bottura a parte) quando il sottoscritto portava i pantaloni corti. Né bisogna dimenticare che nel 2015 i 450 anni dalla nascita del massimo poeta modenese prima di Antonio Delfini furono celebrati degnamente con un convegno e iniziative varie. Ma sapete com’è: il nobiluomo Tassoni non è tipo da accontentarsi facilmente. "Oggi i conti di Culagna, fanfaroni ma vili, si sono moltiplicati a dismisura: la satira della mia ’Secchia’ è più viva che mai" proclama dal suo piedistallo in piazza della Torre. E scuote la testa, cosa piuttosto ardua per una statua. Ha ragione lui. Non varrebbe la pena di ricordarcelo?