di Gianpaolo Annese
Quello che non avrebbe mai voluto vedere dalla finestra di casa sua adesso le rimarrà impresso nella mente per sempre: "Hanno violentato per strada una ragazzina di 15 anni… non riesco a parlare… hanno sparato al padre, pensavo fosse morto: per fortuna abbiamo saputo che è stato solo ferito". Scene dall’orrore ’in diretta’ da Cherson, una delle città del sud dell’Ucraina, poco sotto la Crimea, occupate dall’esercito russo. A Claudio, imprenditore di San Felice, le ha raccontate in lacrime e sotto choc la sua compagna, che chiameremo Irina per tutelarne identità e sicurezza, bloccata lì dall’inizio della guerra e senza possibilità di scappare: "Vivo giorni di angoscia – racconta Claudio – ci sentiamo quotidianamente attraverso whatsapp, parlare italiano ci aiuta a evitare di essere intercettati". Claudia e Irina sono insieme da sei anni: "Poco prima della guerra, quando ormai aveva saputo che i russi avrebbero invaso, in preda alla preoccupazione è voluta tornare in Ucraina per andare a prendere la figlia che vi frequenta la scuola". Non ha fatto in tempo a uscirne: "Cherson – prosegue Claudio – è una delle città finita subito sotto l’occupazione russa. Al momento non ci sono né soldati ucraini, né giornalisti, né polizia. La popolazione locale è completamente in balia dell’armata di Putin, che le fa quello che vuole. A differenza che in altre realtà non vengono organizzati in alcuna maniera corridoi umanitari. I soccorsi non possono né entrare, né uscire". Come fanno a sopravvivere? "Fanno quello che possono, centellinano e mangiano quello che trovano, ogni tanto fanno entrare in città dei viveri, basta un niente per colpire a morte uno degli abitanti". L’indicibile a cui ha assistito Irina dalle finestre della propria abitazione è avvenuto domenica pomeriggio: "Saranno state le 15.30. Un gruppo di sei militari russi, ubriachi, si è fatto aprire la porta dell’abitazione di fronte e ha fatto uscire tutta la famiglia: c’erano marito e moglie, sui 50 anni, la ragazzina di 15 anni e un altro signore". La famiglia viene insultata in tutti i modi, controllano i cellulari, cominciano le perquisizioni, vengono fatti denudare in strada a caccia di tatuaggi, rune, simboli nazistoidi che possano rivelare, questo secondo i russi, l’appartenenza al battaglione Azov. "Si accaniscono soprattutto sul capofamiglia, che nega. Loro insistono: ‘Sappiamo che lo sei’".
La situazione precipita: "Gli sparano, lui si accascia al suolo. Irina pensava fosse morto, poi per fortuna ieri mattina il sindaco della città ci ha riferito che era rimasto solo ferito". Ma è solo l’inizio dell’orrore: "Si rivolgono alla ragazzina, la spingono a terra e poi…la violentano in mezzo alla strada, è stato bestiale. Alla fine, come se niente fosse, se ne vanno, con i componenti della famiglia che non riusciranno neanche a muoversi e a rientrare in casa. Anche Irina prima di dirmelo è rimasta un’ora senza riuscire a parlare, era allucinata". Claudio è disposto a rischiare pur di rendere nota al mondo la situazione: "Sto denunciando quello che sta avvenendo, è molto pericoloso farlo, ma qualcuno deve dire quello che sta succedendo".