Trapianto d'amore al Policlinico di Modena: "Ho donato il fegato a mia madre"

Malgrado l’emergenza sanitaria, è stato effettuato con successo un trapianto da donatore vivente. La figlia Giulia: "Così ho ridato la vita a mamma"

Cristina e Giulia (da sinistra). Giulia, la figlia, ha donato a Cristina parte del fegato

Cristina e Giulia (da sinistra). Giulia, la figlia, ha donato a Cristina parte del fegato

Modena, 6 dicembre 2020 - Non ci ha pensato neppure un attimo e ha restituito la vita a chi gliela aveva donata. L’amore in cambio di amore. Giulia, un’operatrice sanitaria dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria ha infatti donato parte del fegato alla mamma Cristina, affetta da una malattia rara, salvandole la vita. Un vero e proprio miracolo perchè l’intervento, delicatissimo, è stato effettuato nel periodo più buio: un trapianto di fegato da donatore vivente in corso di piena emergenza Covid. La paziente, però, era da mesi in attesa di trapianto e non c’era più tempo da perdere. A farsi avanti è stata subito la figlia; che le ha fatto il dono più grande. Ora entrambe le donne sono state dimesse e in buone condizioni di salute.  

"Le motivazioni che mi hanno spinto a donare da volontaria una parte del mio fegato a favore di mia madre - spiega Giulia - risiedono nell’affetto che provo per lei e nel mio bisogno di averla accanto nel mio cammino di vita. L’amore si ’paga’ con l’amore. L’improvvisa criticità delle sue condizioni e l’urgenza di un trattamento appropriato hanno trovato risoluzione in questo intervento: ho fatto ingresso in sala operatoria come paziente, ma anche come infermiera di questo stesso Policlinico, serena e consapevole. Come operatore sanitaria credo nella scienza, nella medicina, in chi dedica la propria vita al raggiungimento di standard d’eccellenza che poi mette al servizio di ogni singolo cittadino. Ho creduto in questi professionisti che hanno messo in campo le loro conoscenze e conclamate abilità chirurgiche e sarò per sempre loro riconoscente". L’intervento è stato effettuato dall’équipe guidata dal professor Fabrizio Di Benedetto, direttore della struttura complessa di Chirurgia dei Trapianti di fegato all’Aou. "Se confrontiamo il dato con quello nazionale – precisa il professor Di Benedetto –, vediamo che nel Paese gli interventi di trapiantologia del fegato stanno subendo un significativo calo complessivo, fisiologico alla luce del panorama storico internazionale. Nonostante questo trend, il numero di trapianti di fegato eseguiti presso il Policlinico è stato pari a quello dell’anno scorso, ma abbiamo ritenuto indispensabile rilanciare il programma di trapianto da donatore vivente per ridurre il rischio di mortalità in lista d’attesa".

Il professore ha sottolineato come si tratti del secondo trapianto di fegato eseguito da donatore vivente quest’anno. "Un intervento – ha specificato – che prevede l’impiego di due sale operatorie attive in simultanea per diverse ore. In questo caso abbiamo lavorato dalle 5 di mattina, ora di apertura della sala operatoria della donatrice (figlia), alle 21, ora di chiusura della sala operatoria della ricevente (mamma), impiegando decine di operatori sanitari. Ringrazio il mio gruppo, il cui lavoro ha permesso di raggiungere questo risultato straordinario".

A commentare il ‘miracolo’ che dona una luce di speranza in un momento così buio, l’assessore alla salute della Regione Emilia Raffaele Donini: "L’intervento conferma ancora una volta la qualità del nostro sistema sanitario che, anche in tempi di emergenza Covid, continua a mettere in campo risorse e professionalità che portano a questi risultati straordinari". Il direttore generale dell’Aou Claudio Vagnini ha sottolineato come "l’azienda non può e non intende venir meno all’offerta di cure per tutti i pazienti, considerate sia come trattamenti attivi, sia come protezione dal contagio". "In Italia e in Europa pochissimi centri sono in grado di eseguire il trapianto di fegato da donatore vivente tra due adulti – aggiunge a tal proposito Massimo Girardis, direttore di anestesia e rianimazione del Policlinico – Qui a Modena possiamo offrire ai pazienti anche questa straordinaria opportunità di cura", ancor più di valore nell’attuale contesto di calo di donazioni". Nicola De Maria, dirigente medico di Gastroenterologia ha spiegato come la signora avesse "una bassissima aspettativa di vita e l’unica cura possibile fosse il trapianto di fegato".