
"Alessandro, perché nella beatitudine della tua casa possa godere di una giovinezza perenne", è uno delle tante frasi scelte e pronunciate dal parroco durante il rito funebre di Alessandro Bonucchi, il neopapà di 43 anni che sabato scorso è morto schiacciato dal suo trattore, mentre tagliava l’erba dell’appezzamento di terra che aveva preso in affitto a Serramazzoni. Alle 10 in punto il suono delle campane è lento e grave. Il piazzale della chiesa dei santi Pietro e Paolo Apostoli, a Torre Maina, è colmo di gente. La compagna, i genitori, il fratello, gli amici, gli alpini, e l’intera comunità, sono tutti lì per lui. In chiesa, anch’essa piena, la famiglia è al primo banco, alla sua destra. Gli amici alpini invece lo affiancano, ancora per l’ultima volta, da entrambi i lati. Si vede che Bonnu – così lo chiamavano gli amici – era proprio amato da tutti: la chiesa straripa e tanti sono costretti ad ascoltare la funzione da fuori. In questo momento di dolore solo le parole del vangelo sembrano confortare i presenti.
"Alessandro, cosa devo dire" chiede ad un tratto il prete. "Mi sono sentito dettare nel cuore queste parole – prosegue nel suo discorso –. Amici tutti, sapete cosa voglio da voi? Ricordatemi ma con il sorriso. L’ho donato a voi. Ricordatemi anche con una preghiera, non si sa mai come Dio la pensa. E se mai, convincetelo voi con la vostra preghiera". E non manca il riferimento al figlio che ha prematuramente lasciato orfano di padre: "Vi affido la mia mamma e il mio babbo, la mia amata Laura e soprattutto Filippo. Ve li do in consegna a tutti voi. E se siete veramente amici, il piccolo Filippo sentitelo vostro". Il piccolo sarebbe stato battezzato proprio in questa chiesa ad agosto; ora come atto di carità, invece, le offerte raccolte durante la funzione saranno donate proprio a lui. La chiesa, ad un certo punto, viene attraversata dalla compagna, che porta il passeggino con dentro Filippo. Tocca la bara, la indica al piccolo e poi ripone, in terra, davanti al feretro un bouquet di fiori viola. È un momento intimo e tutti i presenti si stringono al dolore e, nel silenzio più profondo, è difficile trattenere le lacrime. "Stavolta l’hai fatta grossa. – dice un’amica – sei andato via alla tua maniera, senza mezze misure. Ti piaceva radunare la gente, oggi siamo in parecchi, ma tu dove sei?".
Dopo la liturgia e qualche pensiero degli amici, tra applausi e lacrime, il feretro di Alessandro è accompagnato all’uscita. Sotto le note della canzone Heroes di David Bowie: "We can be Heroes, just for one day".
Ylenia Rocco