Proprio al momento della raccolta delle pere Abate, una delle produzioni più diffuse insieme alla varietà Conference nella nostra zona, si profila un’ insidiosa minaccia: la presenza di una malattia fungina, denominata maculatura bruna che insieme all’alternaria, altro pericoloso nemico delle piante da pero, sta compromettendo i raccolti. "Il problema è drammatico – denuncia Gianfranco Corradi, presidente di Confagricoltura Modena -. Percentualmente ci sono aziende che sono attaccate per il 100%, poi se si va sulla media standardizzata si arriva comunque al 60%". Questo significa che nel giro di breve tempo una delle produzioni igp modenesi potrebbe addirittura scomparire. Molti i segnali in questo senso che arrivano dal mondo agricolo dove la coltivazione di questo frutto è già stata notevolmente ridimensionata. "Avremo una produzione per quanto riguarda Abate e Conference, che rappresentano il 60% della intera produzione pericola modenese, – avverte Corradi che possiede, un vasto podere a Uccivello tra Cavezzo e San Prospero - ridotta forse ad un 40-50% di produzione di prima qualità".
Nelle campagne, gli agricoltori, disperati stanno facendo una cernita delle pere che si possono salvare, ma il raccolto buono è scarso. Tanti frutti finiscono a terra sotto le piante (vedi foto) e potranno al più essere utilizzati per fare sidro, tuttavia con scarsi o nulli risultati sul piano economico, poiché spiega ancora Corradi "fare del sidro con pere che hanno costi di produzione di 60-70 centesimi al chilo e ricavare 2-3 centesimi al chilo è mortificante". Tutto questo accade nella indifferenza delle autorità, anche se a breve in regione sarà convocato un tavolo per parlare di questo problema che riguarda tutti i pericoltori della regione, poiché l’80% della varietà Abate igp è concentrato in Emilia-Romagna. "Si è arrivati a questo – denuncia Corradi - per il semplice motivo che la Comunità Europea ha emanato una riduzione dei principi attivi e molecole chimiche impiegate per la disinfestazione delle piante che va a discapito della produzione. Fermo restando che abbiamo sempre prodotto con la massima cura perché tutti i nostri prodotti vengono commercializzati all’estero e sono sottoposti a rigidi controlli e analisi e sono a residuo 0, va considerato che togliendo certa tipologia di chimica nel percorso della produzione quando si arriva al momento della raccolta ci troviamo in queste condizioni".
Alberto Greco