Sul senso di quei due punti mancanti in classifica che hanno negato i playoff si potrebbe costruire un’edizione intera del Festival Filosofia, d’altronde i risultati sportivi del Modena quest’anno sono stati tema più che mai divisivo. C’è chi conserverà il ricordo dei vari campioni del mondo usciti a testa bassa dalle sfide contro la matricola terribile (ad esempio Fabregas, Inzaghi e De Rossi). Chi, al contrario, non dimenticherà il poker rifilato in Laguna dal ragazzone di Helsinki che a fine partita ha pure fatto suo il rituale della birra tanto caro proprio da queste parti. Il bicchiere di Pohjanpalo a Venezia il primo maggio era sicuramente mezzo pieno, quello della stagione gialloblù, per intenderci, è invece destinato ad interpretazioni. Non ci allontaniamo molto dall’oggettività sostenendo che la squadra di Attilio Tesser ha portato a termine il compito, pagando dazio però a livello di pathos dei tifosi al seguito, paradossalmente, per l’essere rimasta quasi sempre in una posizione di relativa tranquillità, ma è pur vero anche per un gioco alle volte non esattamente frizzate (ad essere buoni). Considerando quelle che erano le premesse, tra vittorie ‘epiche’ (Parma e Ferrara, ma non solo) e disfatte (Bari e Palermo, per esempio), la tremenda Serie B di questa stagione in ogni caso è filata liscia, portando il Modena addirittura alle porte dei playoff.
Dopo l’esonero di Tesser quello di Paolo Bianco è un nome caldissimo, con l’obiettivo implicito possa studiare sul prato del Braglia da novello Alessio Dionisi, pur non avendo finora mai allenato in prima squadra in Serie B ed è, questo, un dettaglio non di poco conto. Una scommessa, e che scommessa. A Milano si è quindi chiusa la due anni gialloblù del tecnico di Montebelluna, cominciata nel pantano della C (Rivetti senior dixit) e terminata appunto sulla soglia dell’obiettivo insperato. Ma è proprio in chiusura che l’ultima stagione di Tesser al Modena si è fatta di più difficile comprensione.
Conferenza pre SudTirol: "Non è un segreto se queste voci circolano, qualcuno le avrà messe in giro, qualche velina è passata". Dalla ‘pancia’ del Braglia dopo la partita vinta 2-1: "Mi hanno fermato per strada e mi hanno chiesto se avessi problemi personali e volessi, quindi, andare da un’altra parte per avvicinarmi a casa. No, non ho nessun problema, io al Modena sto bene". Mister Tesser ha affrontato con queste dichiarazioni, prima e dopo l’ultima di campionato, le voci che ad orologeria hanno fatto da preludio alla separazione ufficializzata ieri e a questo punto non così condivisa come la si sarebbe voluta far passare. Mica un dettaglio quanto accaduto giusto venerdì scorso, anzi. Questa inattesa chiusura di stagione rappresenta probabilmente il primo passaggio a vuoto del nuovo Modena di fronte a delle scelte sicuramente non semplici, quantomeno a livello di stile.
La dimostrazione la si è vista subito dopo la fine del match contro il SudTirol, quando l’allenatore è andato a raccogliere il tributo del Braglia dando così prova, con una certa dose di esperienza, che i tifosi hanno apprezzato il suo lavoro e probabilmente ancora di più a fronte di quelle sue recentissime dichiarazioni. Non tutti, sia chiaro: il gioco mostrato quest’anno è stato più volte criticato con il leitmotiv dell’impiego dei giocatori più giovani, ma l’abbraccio finale del Braglia è stato di quelli riservati a pochi, come abbiamo avuto modo di scrivere. Ciò avviene alla vigilia di un coraggioso cambio generazionale programmato dalla società, che interessa anche il settore giovanile, con l’avvicendamento tra Mauro Melotti e l’ex Andrea Catellani, e dove la prima squadra potrebbe appunto passare dal navigato e uscente Tesser all’esordiente Bianco. Le premesse della rivoluzione giovane, però, qualche dubbio lo lasciano, quantomeno, ripetiamo, sul piano dello stile.
Francesco Vecchi