
Una mostra racconta la Vignola anarchica
Ci fu un periodo del recente passato in cui Vignola riscoprì appieno la sua anima anarchica. Furono gli anni del centro sociale Il Lambicco (presso l’ex mercato ortofrutticolo), occupato pacificamente il 12 novembre 1982, poi rimasto sede di quella "Vignola delle diversità" fino al 1995, quando la vecchia generazione lasciò il posto a quella nuova (e fu tutta un’altra storia). Un incendio nel 2008, poi, mise per sempre la parola fine a questa esperienza. Sabato prossimo, nel parco di Villa Trenti, l’associazione dei Ciappinari, assieme a tanti soci fondatori del primo Lambicco, al comitato per la piazzetta Giovanni Migliori e alla Banda della Trottola, hanno organizzato un’intera giornata di eventi per celebrare il momento di quella occupazione, a poco più di quarant’anni di distanza. Una mostra fotografica con tanti documenti d’epoca racconterà gli anni prima del Lambicco, ovvero l’influenza della contestazione giovanile degli Anni Settanta a livello locale, e proseguirà appunto a narrare i primi 13 anni di questo centro sociale. Non a caso, l’iniziativa è stata intitolata "100 di questi giorni – Dalla beat generation al centro sociale. La Vignola delle diversità". "Sarà una giornata aperta a tutti – spiega Maurizio Tonelli, uno dei fondatori de Il Lambicco – per ricordare quei tempi e fare un po’ il punto di tutta quella storia recente che è passata, per così dire, sotto il ponte di Vignola. Sarà una festa delle diversità dialoganti". Una delle anime organizzatrici dell’evento è Paolo Troìa, anch’egli tra i fondatori del primo Lambicco (fu tra coloro che nel 1975 risposero all’appello dell’indimenticato vignolese Loris Solieri, alias Agonia, per venire a raccogliere le ciliegie a Vignola, e da Palermo si è trasferito qui). "L’iniziativa di sabato – spiega – nasce perché vorremmo poi arrivare a scrivere un libro su questa esperienza. Abbiamo già creato un archivio sull’attività del Lambicco, che presenteremo sabato. Siamo stati additati spesso male dai benpensanti, ma promuovemmo sempre un dialogo pacifico, che fu compreso dalle autorità locali: nei giorni dell’occupazione, ci confrontammo positivamente con l’allora sindaca Liliana Albertini e col suo assessore Walter Cavedoni. Ma la Dc non ci voleva. Finanziavamo l’attività con le cene che organizzavamo. Portammo tra l’altro a Vignola il Living Theatre, facemmo un incontro con le prostitute organizzate di Pordenone, accendemmo il falò della pace per un mese intero, allo scoppio della prima guerra in Iraq nel ’91. Volevamo raccontare ai nostri concittadini che esiste anche un altro mondo oltre a quello che vedevano". Marco Pederzoli