Venturelli e l’allievo Monti: dialogo a colori su tela

Alla galleria ’Ranarossa 3.0’ di via Montevecchio la mostra ’Corrispondenze’ esposte opere di uno dei principali artisti del nostro territorio nel secolo passato

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"La Natura è un tempio dove incerte parole mormorano pilastri che sono vivi, una foresta di simboli che l’uomo attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari", inizia così ’Corrispondenze’, una delle più celebri poesie di Charles Baudelaire. E proprio ’Corrispondenze’ si intitola una rassegna della galleria Ranarossa 3.0 di via Montevecchio che, fino alla giornata di oggi, mette a confronto Mario Venturelli (Modena 1925 – 1999), uno dei principali artisti locali del secondo novecento, con un allievo come il pittore modenese Alessandro Monti (foto).

Questo dialogo apre a riflessioni artistiche, soprattutto grazie a Venturelli che secondo il curatore Michele Fuoco ha caratteristiche peculiari: "Non c’è contemplazione – scrive – ma passione affettiva, tradotta con una pulsante rappresentazione che diventa ‘nuova figurazione’ in composizioni che dispiegano un rapporto non meno intenso di umori, quando l’artista mette insieme pere, foglie e, in secondo piano, oggetti del suo atelier; un capello, uno scialle su un tavolino; un giornale stropicciato, pezzetti di carta e una scatolina di bicarbonato. Una diversa tavolozza nella modulazione della luce si registra in un paesaggio, con risalto ai volumi generati con una gestualità controllata".

Questa cifra stilistica – legata a molti anni di lavoro seguiti alla frequentazione della Accademia di Belle Arti di Bologna, dove incontrò i maestri Virgilio Guidi e Giorgio Morandi e decenni dopo arriverà a insegnare – la si riscontra nelle opere esposte realizzate perlopiù nella casa di Tre Olmi e caratterizzate da influenze dei grandi Soutine, Viani, Nolde, Ensor, Kokoschka. Ma, appunto, la mostra è un dialogo repentino con esempi della produzione di Monti che secondo il curatore, "si alimenta di una individuale energia creativa".

Stefano Luppi