EUGENIO TANGERINI
Cronaca

Via Vandelli riscoperta. Lastra in piazza Roma per onorare la storia: "Il cammino parte qui"

Si celebra l’antico collegamento tra il Ducato Estense e il mare di Massa. Nell’ultimo decennio sempre più turisti percorrono i 175 km a piedi. L’incisione, visibile da giovedì, è stata realizzata grazie al Rotary Muratori.

Si celebra l’antico collegamento tra il Ducato Estense e il mare di Massa. Nell’ultimo decennio sempre più turisti percorrono i 175 km a piedi. L’incisione, visibile da giovedì, è stata realizzata grazie al Rotary Muratori.

Si celebra l’antico collegamento tra il Ducato Estense e il mare di Massa. Nell’ultimo decennio sempre più turisti percorrono i 175 km a piedi. L’incisione, visibile da giovedì, è stata realizzata grazie al Rotary Muratori.

La scintilla si è accesa qualche anno fa, durante una delle sue tante scorribande in mountain bike sul crinale delle Apuane, nel tratto più impervio della via Vandelli, l’antico cammino settecentesco che collega Modena a Massa, fortemente voluto dal duca Francesco III per dare allo Stato estense uno sbocco al mare. "Ero a Resceto, l’ultimo borgo sperduto prima di avventurarsi sul monte Tambura", racconta Antonio Cremonini, appassionato di storia del territorio, fotografia e vita all’aria aperta (oltre che dentista di professione). "A un certo punto li ho visti", racconta. "Inconfondibili con cappellaccio, zaino e bastone: i viandanti della Vandelli". Il sabato successivo, ecco un altro gruppetto. "Da dove venite?", chiede. "Da Modena", rispondono con il largo sorriso della missione compiuta: 175 chilometri a piedi in una settimana. "Ma in che punto preciso avete iniziato il cammino?" insiste lui. "In piazza Roma, di fronte a Palazzo Ducale". Com’è ovvio che sia: partivano da lì le carrozze estensi dirette al Tirreno. "Ecco, in quel momento ho capito che c’era un vuoto da colmare. Nella toponomastica e nella memoria collettiva: i simboli contano".

È nata così l’idea di posare, nell’area prospiciente la facciata della reggia estense, una lastra commemorativa in pietra per indicare la partenza della storica via. A distanza di un paio d’anni la suggestione diventa realtà. Merito del Rotary Club Modena Muratori, di cui Cremonini fa parte. I soci ci hanno creduto, a partire dal presidente Alberto Levi, la banca Sanfelice 1893 ha dato a sua volta un contributo, il Comune ha sposato l’iniziativa. E l’architetto Michele Montessori si è districato fra progetto e autorizzazioni, in accordo con la Soprintendenza. Il risultato sarà visibile a tutti giovedì 12 giugno: inaugurazione alle 19 con i rotariani, il sindaco Massimo Mezzetti, l’assessore alla cultura Andrea Bortolamasi e una delegazione da Massa. Il vescovo Erio Castellucci non potrà esserci, ma augura buona strada con un messaggio significativo. "Suona come un monito solenne – scrive – il testo inciso sulla lastra che oggi viene inaugurata: ‘Qui ha inizio la via Vandelli ducale’. È un incoraggiamento ad intraprendere il cammino. Metafora della nostra esistenza, il cammino è essenziale per vivere ed è la più bella espressione della speranza".

La lastra, che c’è da scommettere diventerà un luogo cult per i selfie di viaggiatori e turisti, è in granito grigio levigato. Sarà posta a una quarantina di metri dalla facciata del Palazzo Ducale, in posizione laterale leggermente defilata. Sostituirà un’altra lastra di uguali dimensioni – un metro per 80 centimetri – dell’attuale pavimentazione. "La via Vandelli – ricorda Cremonini – prende nome dall’abate Domenico Vandelli, geografo, architetto e matematico ducale, che progettò e diresse i lavori tra il 1738 e il 1751. Francesco III la fece costruire per avere una comunicazione diretta tra il ducato di Modena e il ducato di Massa Carrara, appena aggregato grazie alle nozze di suo figlio, il principe ereditario Ercole Rinaldo, con Maria Teresa Cybo-Malaspina".

Non è chiaro se il duca l’abbia mai veramente percorsa in carrozza, visto il tracciato impervio. "Fra il monte Tambura e Resceto la pendenza media è del 22 per cento. Proprio studiando quel tratto tortuoso Vandelli concepì un nuovo metodo cartografico: le isoipse, o linee di livello di quota costante".

Per l’epoca era modernissima: prima strada carrozzabile in Italia dotata di tutti i servizi. Aveva stazioni di pedaggio, sosta e cambio cavalli, ostelli, piazzole per le merci, garitte per i militari di guardia contro i briganti. Ma era troppo tortuosa, con quel tracciato transapuano chiuso tra Repubblica di Lucca e Granducato di Toscana, i cui confini non potevano essere oltrepassati. Così, caduta presto in disuso come arteria commerciale e soppiantata dalla via Giardini, la Vandelli è rimasta nell’oblio per secoli. Poi la riscoperta, soprattutto nell’ultimo decennio, grazie all’opera di ricerca e ricostruzione di alcuni appassionati come Giulio Ferrari, autore di una guida che illustra il cammino tappa per tappa. "Ora – dice Cremonini – speriamo che il cerchio si chiuda con la posa di un’altra lastra alla fine del percorso, in piazza degli Aranci davanti al Palazzo ducale di Massa. Il flusso dei camminatori in costante crescita sarà uno stimolo".

Ma non teme che l’accusino di nostalgie estensi? "Macché, questa è un’operazione culturale attualissima, con forte impatto turistico ed economico: sosterrà i piccoli borghi che rischiano di scomparire. A Resceto, cento anime, c’è un solo bar trattoria gestito da una coppia di ottuagenari, Loris e Rosella. Con loro ho coniato un motto: Resceto vivrà, la Vandelli lo salverà".