Padova, frode da 2 milioni del bonus facciate: imprenditore prendeva i benefici fiscali ma le sue società non erano in grado di fare lavori

Sequestro di beni per circa 2milioni di euro a due società prive di strutture e mezzi per realizzare opere edili

Scoperta una frode del "bonus facciate"

Scoperta una frode del "bonus facciate"

Padova, 01 agosto 2023 –  Ancora una frode dei bonus facciate, stavolta con due società di Padova che hanno cercato di intascare 2 milioni di euro dai benefici fiscali. Le imprese richiedevano crediti d’imposta, ma senza mai effettuare concretamente i lavori edili, oltre essere privi di qualsiasi mezzo e strutture. Una truffa scoperta nei giorni scorsi quando i finanzieri del comando provinciale di Padova hanno dato avvio all’esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal Tribunale di Padova, di beni e disponibilità finanziarie riconducibili a due società con sede a Padova e al loro imprenditore titolare. Quest’ultimo ritenuto il principale indagato per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

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Le indagini

Le indagini scaturiscono da un’analisi di rischio, sviluppata dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Padova, finalizzata a individuare l’uso distorto delle agevolazioni introdotte in materia edilizia sotto forma di crediti d’imposta da cedere a terzi. Nello specifico, il beneficio in esame era il bonus facciate. Le successive investigazioni hanno permesso alle Fiamme Gialle patavine di scoprire un presunto meccanismo di frode messo in atto da imprenditori del settore edile, comunicando all’Agenzia delle Entrate, tramite l’apposita piattaforma telematica, la sussistenza di 2 milioni di euro circa di crediti d’imposta ritenuti inesistenti per lavori mai effettuati, attribuiti alle asserite imprese beneficiarie del bonus.

Società senza mezzi per fare i lavori

Nel corso delle indagini è emerso che le società monitorate risultavano prive di strutture, risorse e mezzi idonei per eseguire interventi edilizi a favore di oltre venti persone fisiche, residenti in diverse province italiane e ignare della procedura attivata fraudolentemente a loro nome, che hanno dichiarato di non aver commissionato i lavori e di non conoscere le imprese coinvolte. I crediti fittizi complessivamente generati, sono stati monetizzati per 1,2 milioni di euro circa mediante cessione a Poste Italiane, mentre la restante parte risulta ancora registrata nel cassetto fiscale delle due società padovane. Il gip del Tribunale di Padova ha emesso un decreto di sequestro verso le due società per un importo pari agli ipotizzati fittizi crediti d’imposta monetizzati (1,2 milioni di euro circa) assieme anche al controvalore di 750mila euro circa dei crediti considerati inesistenti, non ancora compensati o monetizzati.