A Cuba il business si chiama Quaranta

Guida da 23 anni la più prestigiosa agenzia di import ed export. Il suo campo di lavoro è soprattutto quello degli alberghi di lusso

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Il nostro uomo all’Avana si chiama Fabrizio Quaranta. E’ arrivato nell’isola caraibica 23 anni fa "ed ho iniziato a fare i primi passi nel mondo dell’import-export – racconta –, grazie ad Otello Battistelli di Morciola che vendeva, ed ancora vende, compressori". Un uomo, Quaranta, che ha lasciato il segno in quelli che oggi sono i più grandi e prestigiosi hotel della capitale cubana: quasi tutti portano la firma della sua azienda, la ‘Group Fag’. L’ultimo contratto stipulato con le agenzie statali cubane è di qualche giorno fa per oltre un milione e 600mila euro. "Tra gli ultimi appalti vinti – prosegue – c’è anche la villa all’Avana di Fidel Castro che verrà trasformata in museo. Molto grande. Un lavoro impegnativo e di grande prestigio".

Ma lei esattamente cosa importa a Cuba?

"Io sono specializzato in due settori: quello dei tessuti finiti sia per mobili che per tendaggi ed anche in quello delle ceramiche. In verità potrei importare di tutto, ed anche esportare...".

Nello specifico?

"Noi forniamo la materia che viene poi data ai mobilifici di Cuba, otto in totale che impiegano circa tremila persone, ma anche moquette e tappeti".

E le cermiche?

"Per esempio abbiamo lavorato per la pavimentazione del Parque Central, un hotel a 5 stelle superiore di stile coloniale. Albergo di grande prestigio. Ma sono tanti e i più belli".

Cuba va avanti anche con il Covid?

"Certamente. C’è anche il coprifuoco: dopo le 18 non si circola benché con 14 milioni di abitanti abbiano avuto poco più di cento morti. Comunque il Covid non ha inciso sul mio lavoro perché tutti gli appalti, anche l’ultimo che ho vinto, erano già stati programmati: fondi già stanziati. Lo stato cubano ha in programma ancora grandissimi investimenti nel settore alberghiero. Si andrà avanti per anni".

Fatturato di quest’anno?

"Pensiamo di chiudere con oltre 4 milioni. Forse anche di più".

Società tutta sua quella che ha all’Avana?

"No, ho un socio di minoranza Giovanni Palumbo, ingegnere, pesarese. L’operativo sono io. Da tre anni lavora con me mio figlio Lorenzo, il mio braccio destro, già molto introdotto. Poi ho personale cubano, collaboratori".

Pesaresi, oltre lei, a Cuba ce ne sono?

"In tutti questi anni ne ho incontrati veramente pochi. Sapevo di Filippetti, l’albergatore, ma non ci siamo mai incrociati".

E rapporti di tipo commerciale?

"Ho provato qualcosa in passato, ma per una ragione o per un’altra i rapporti non sono poi andati avanti. O si fidano o non si fidano...".

Come fa a vincere tutti questi appalti?

"Gioca la serietà: non mi hanno mai contestato nulla le autorità cubane. Aiuta molto il Made in Italy ed anche la qualità. Riusciamo a vincere appalti anche se siamo a volte più cari rispetto ai turchi o agli spagnoli. Siamo ormai di grande affidabilità per il governo cubano".

Telefonate da Pesaro per entrare nel business cubano?

"Ne arrivano eccome, anche da settori più disparati come quello dei profumi da bagno per gli hotel e cioè il settore più fiorente. Ma...".

Cosa vuol dire questo ma?

"Non bisogna sbagliare e nemmeno forzare le situazioni. E’ meglio che siano i vari dipartimenti ministeriali a chiedere, se hanno bisogno di qualcosa che viceversa. Adesso ci è arrivata una richiesta un po’ strana... e cioè importare a Cuba tubi e tondini di ferro per l’edilizia. Fatto...".

C’è un pesarese più famoso di lei all’Avana?

"Aldo Gamba, parente dei Gamba delle tessiture. E’ sua la scultura che troneggia in una delle grandi piazze dell’Avana. Un personaggio d’avventura".

m.g.