Molestie choc a Pesaro: abusi sull’amichetta della figlia

Al tempo dei fatti, lei aveva 15 anni e lui 45. Il tribunale lo ha ritenuto colpevole di violenza sessuale

L'uomo all'epoca dei fatti aveva 45 anni, l'amica della figlia appena 15

L'uomo all'epoca dei fatti aveva 45 anni, l'amica della figlia appena 15

Pesaro, 28 aprile 2023 – E’ il padre della sua amica. Lei al tempo (era il 2012) aveva 15 anni, lui 45, entrambi di Pesaro. Ieri, il tribunale ha condannato l’uomo per violenza sessuale ’lieve’ sulla ragazzina per averla palpeggiata, baciata, toccata in diverse occasioni, sempre all’interno della casa di famiglia dell’uomo dove la giovane andava a trovare la sua amica per fare i compiti della scuola.

Il pm aveva chiesto tre anni e mezzo di carcere, il tribunale ha condannato l’imputato a 2, stabilendo 15mila euro di risarcimento danni in favore della ragazza, oggi maggiorenne, e 10mila euro in favore dei genitori, tutti costituitisi parte civile. Nell’arringa, la difesa (avvocatessa Silvia Pierini) aveva sostenuto che non si era trattata di violenza ma di atto sessuale con minore per averle dato un solo bacio, questo ammesso anche dall’imputato, "ma perché provocato".

Tutt’altra tesi ha sostenuto l’accusa e la parte civile (avvocati Bertuccioli e Gregori) che hanno parlato di violenza in quanto l’uomo ha cercato ripetutamente e in svariati modi di irretire la ragazza toccandola nelle parti intime mentre la propria figlia si assentava per andare in bagno o in un’altra stanza. Altre occasioni si sono verificate in garage.

La sentenza di condanna è di ieri ma i fatti risalgono dunque ad oltre 10 anni fa quando la ragazza mostrava di rimanere coinvolta dalle molestie dell’uomo, tanto da riempiere il suo diario di pensieri riguardanti ciò che avveniva. Ma poi ha iniziato a confidarsi con una sua cugina e poi pian piano con i genitori che hanno preferito in quel momento di estrema fragilità della ragazza non avviare una denuncia. Hanno atteso che la ragazza seguisse un percorso psicologico preciso e solo al termine, ormai maggiorenne, ha potuto liberamente decidere di presentarsi al magistrato. La requisitoria è stata incentrata sul fatto che un maggiorenne, e a maggior ragione un genitore, "dovrebbe tutelare a priori i minorenni mentre in questo caso ne ha approfittato ripetutamente".