Lucia Annibali a due anni dall'agguato con l'acido: "Rinasco, ma il sole resta il mio nemico"

E deve dividere la casa con il suo aguzzino, oggi è proprietaria dell’appartamento ancora intestato all’ex (per un sesto)

Lucia Annibali e il suo ex Luca Varani, riconosciuto colpevole di aver ideato l’agguato con l’acido

Lucia Annibali e il suo ex Luca Varani, riconosciuto colpevole di aver ideato l’agguato con l’acido

Pesaro, 15 aprile 2015 - Il caso sta paradossalmente ‘riunendo’ due delle persone in questo momento tra le più distanti sulla faccia della terra, Lucia Annibali e il suo ex fidanzato ed aggressore, almeno secondo due sentenze, Luca Varani, accusato di aver assoldato due albanesi che la sera del 16 aprile 2013 le tirarono in faccia l’acido che devastò il volto dell’avvocatessa di Urbino. Lucia, da alcuni mesi, è la nuova proprietaria di un appartamento situato a Cupramarittima, provincia di Ascoli Piceno. Immobile che la famiglia Varani possedeva così diviso: il padre 4 sesti, la sorella un sesto, Luca un sesto. Alcune settimane fa padre e sorella hanno ceduto a Lucia, a titolo di parziale risarcimento per i danni a lei causati da Varani, i loro 5 sesti. Quindi Lucia risulta proprietaria solo di quella parte: l’ultimo sesto è ancora di Luca Varani, che sia per ragioni ovvie (essendo detenuto, a Teramo, non poteva andare dal notaio per il rogito come hanno fatto i famigliari) sia per altri ritardi, resta quindi in parte proprietario della casa.

Il risultato è che la casa in questione è in questo momento divisa tra loro due: Luca e Lucia. Lo resterà finché Varani non le cede anche la sua parte residua. Divisi dalla violenza, ‘riuniti’ dal catasto. E’ l’ultimo paradosso di una vicenda che, tra gli innumerevoli strascichi, continua ad averne uno in particolare: l’acido mangia ancora la pelle di Lucia. Gli interventi chirurgici sulla sua pelle non sono, in alcuni casi, del tutto risolutivi. Lucia è obbligata ancora a sottrarsi alla luce del sole. L’estate, per lei, è una stagione molto particolare. Varani è detenuto a Teramo. I suoi legali, lette le motivazioni della sentenza di appello, hanno tempo fino all’8 giugno per il ricorso in Cassazione. L’ultima spiaggia a cui lui può guardare.

L'INTERVISTA. LUCIA ANNIBALI è in treno, in viaggio verso Parma, dove ieri sera il consiglio comunale le ha conferito la cittadinanza onoraria (è la città in cui è tornata spessissimo per gli interventi al volto, dal giorno dell’aggressione). 

Lucia, a due anni di distanza da quel 16 aprile, che immagini le fa venire in mente il verbo ‘ricominciare’? «Ricostruire, giorno per giorno, vedere quello che succede».

Che cosa le manca di più in questo momento? «Una casa mia, tutta mia». 

Quella del fatto, in via Rossi, è ancora sotto sequestro?  «No, ma non è un posto per me. Lì non andrò più». 

Ci era già tornata? «Sì, quando ce l’hanno ridata». 

E’ stata dura? «Sì, più che altro vedere il pianerottolo, lì dove sono stata aggredita. Ma è una cosa tutto sommato come un’altra, che andava fatta». (Il muro del pianerettolo, e parte del pavimento, sono ancora segnati dagli schizzi di acido. Fino a pochi giorni fa erano rimasti i numerini posti dalla Scientifica dei carabinieri la sera stessa dell’aggressione. Un vicino ha chiesto se dopo due anni li poteva togliere, gli hanno detto di sì, ndr).

La sua amica Cristiana, da lei citata, dice che la vita a volte toglie, a volte dà: che bilancio stilerebbe, adesso, su di lei? «Vero, la vita mi ha tolto molto. Ma mi ha anche dato. In questo momento, mi ritengo una persona in pari».

In un certo senso, lei ha avuto una vita più grigia prima del 16 aprile 2013, rispetto a quella dopo.... «Sicuramente. Vero che di certi ‘colori’ però avrei fatto volentieri a meno».

Il presidente della Repubblica le ha baciato la mano, è andata a cena con la presidente della Camera, ha incontrato perfino il Papa: manca solo Obama... «Giusto, sarà per il prossimo viaggio». 

A proposito di viaggi, sente il bisogno di cambiare aria?  «Sì, vedremo, ma ho ancora problemi medici, per potermi allontanare da casa... Devo ancora curarmi. E non posso stare al sole...».

Entro il 23 di aprile i giudici della Corte di Appello di Ancona depositeranno le motivazioni della sentenza di secondo grado, spiegando perchè il 23 gennaio scorso hanno confermato i 20 anni di condanna a Luca Varani. Che pensieri le suscita questa scadenza? «Io non ci penso. Non me ne ricordavo neanche. E’ una cosa finita ormai, conclusa. Leggerò cosa scrivono i giudici, quello sì».

Lei non ha avuto più nessuna forma di messaggio da lui, c’è stata un unica volta, in primo grado, in cui Varani accennò durante delle dichiarazioni spontanee a delle scuse verso di lei...  «Vero, da allora non ho avuto più nessuna notizia».

Gli interventi chirurgici sul suo volto non sono finiti... «Siamo a quota 12, o 13 , non ricordo. Gli occhi mi danno fastidio ancora. Molto fastidio».