REDAZIONE PESARO

Alessio De Marchis una fama “dannata“

La sacrestia dell’oratorio ospita la seconda sezione della mostra, dedicata interamente ad Alessio De Marchis, pittore napoletano che, già attivo da giovane per gli Albani a Roma, verrà poi incarcerato e dopo alcuni anni rilasciato da Annibale e caldamente esortato a trasferirsi lontano da Roma. Si è creduto per secoli che avesse scontato la pena per reati di piromania, ma la mostra ha fatto luce sulle vere cause, da imputarsi a diffusione di scritti diffamatori.

Verrà portato ad Urbino, dove lavorerà da subito a palazzo Albani e vivrà una seconda giovinezza artistica, lasciando una lunga serie di opere in molte collezioni private, oggi purtroppo quasi tutte finite altrove. Si iscrisse col figlio alla confraternita e per essa dipinse il suo capolavoro, il maestoso mobile da sacrestia con sette paesaggi. Per la mostra, gli sono stati affiancati nove quadri, tutti del periodo urbinate, uno del figlio Eugenio e un suo delicato autoritratto. Tutte le opere, di cui due provenienti proprio dall’oratorio e vendute probabilmente nell’Ottocento, raccontano come il De Marchis fosse un paesaggista assai quotato, con una mano che anticipò a tratti l’impressionismo. La mostra è aperta tutti i giorni ed è compresa nel biglietto del museo di san Giuseppe.

g. v.