"Botte a Grilli? Ma se non l’ho mai visto"

Delitto di San Lorenzo in Campo, la ricostruzione in aula di Franco De Luca, uno dei quattro imputati accusato da Dante Lanza

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Franco De Luca, ieri mattina, nel giorno del suo esame, ha dichiarato di non aver mai conosciuto Sesto Grilli, il pensionato 74enne ucciso barbaramente a San Lorenzo in Campo, il 17 marzo 2018. L’uomo, 41 anni, origini calabresi, nonché uno dei quattro imputati per la morte di Grilli, assieme al fratellastro Nino De Luca, a Dante Lanza e Massimiliano Caiazza, davanti alla Corte d’Assise di Pesaro (presidente Lorena Mussoni), ha negato tutto: "Non centro nulla con la morte di Sesto Grilli - ha riferito in aula durante il processo, difeso dall’avvocato Giovanni Mauro - : era solo un vecchio amico di mio padre, ma io non l’ho mai visto. E da Pesaro non mi sono mai spostato. Nè sono mai arrivato a casa del pensionato. Dalle utenze telefoniche, si può vedere benissimo che io, di Grilli, nemmeno avevo il numero di cellulare".

Insomma, Franco De Luca prova a tirarsi fuori dalle accuse che gli sono state rivolte da Dante Lanza, nella scorsa udienza. Il quale sostenne che dovette mettersi in mezzo proprio tra Franco e Grilli per dividerli, la sera dell’omicidio. Tutto falso, per Franco De Luca, che ha smentito anche il rapporto d’amicizia con Lanza. "Dante Lanza si sentiva più spesso con mio fratello Nino - ha detto Franco -: con me aveva avuto contatti solo perché voleva acquistare la mia moto. Il 16 marzo 2018, è arrivato a Pesaro, da Bologna, assieme a Massimiliano Caiazza. Fu mio fratello Nino a riferirmi della loro visita: io e Nino avremmo dovuto ospitarli a cena. Così mio padre disse a Nino che, per quell’occasione, potevamo andare a prendere del vino a casa di Grilli, suo amico. Lui ne aveva di pregiati. A prendere quel vino, io non ci andai: andarono solo mio fratello, Lanza e Caiazza, ma non trovarono il pensionato in casa, quindi tornarono a mani vuote. Io avevo tre bottiglie di vino in casa, ma non le misi a disposizione per la cena, poiché le avevo già promesse a mio fratello Nino che doveva regalarle ad un meccanico".

Dopo la cena, quel 16 marzo 2018 - dunque poche ore prima dell’omicidio, avvenuto intorno alle 4 del 17 marzo - i quattro ragazzi avevano deciso di andare a ballare all’M3. Arrivati sul posto, si accorsero che c’era caos. Uno dei buttafuori, amico dei De Luca, sconsigliò loro di entrare. C’era troppa gente. Così, intorno alle 2,15, Franco decise di rientrare a casa a piedi. Il giorno dopo si sarebbe dovuto vedere con Lanza per avere i soldi della moto. "Ma non lo incontrai - ha sottolineato Franco - : mio fratello mi disse che Lanza e Caiazza erano ripartiti. Ci rimasi male, non si comportò bene con me. Quando Dante vide la moto, a casa mia, sempre in quel 16 marzo, attorno alle 18,30, voleva provare a guidarla. Ma glielo vietai. Non mi fidavo. Una volta entrato nella mia abitazione, vide anche il giubbotto, il casco e dei guanti da moto appoggiati sulla sedia. E mi disse che voleva anche quelli: i guanti se li prese. Io lo intimai a darmi almeno prima un acconto per la moto, ma non lo ebbi mai". Prossima udienza oggi: sarà il turno del fratello, Nino De Luca.

Angelica Panzieri