Capaci, in Prefettura l'auto simbolo della Strage

Visibile fino alle ore 23 nel cortile del palazzo del Governo

La teca nel cortile della Prefettura di Pesaro Urbino

La teca nel cortile della Prefettura di Pesaro Urbino

Pesaro, 12 luglio 2022 – La teca con i resti della Quarto Savona 15, l’auto simbolo della strage di Capaci, resta visitabile nel cortile della Prefettura, a Pesaro, fino alle ore 23 di oggi. Da questa mattina è iniziato il lungo e silenzioso omaggio dei cittadini – turisti, visitatori, residenti – ad un monumento emblematico della lotta alla mafia, in grado di parlare alle coscienze.

La Quarto Savona 15 è la sigla radio della Fiat Croma blindata della Questura di Palermo a bordo della quale viaggiavano gli uomini della scorta del magistrato antimafia Giovanni Falcone, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Il numero 100.287 è quello impresso sul contachilometri dell’autovettura al momento dell’esplosione dovuta alla detonazione di 500 chili di tritolo. Quel giorno, il 23 maggio 1992, a perdere la vita furono in cinque: oltre gli agenti, uccisi sul colpo dallo schianto contro un muro di detriti alzatosi a causa dell’esplosione, morirono per opera di Cosa Nostra Giovanni Falcone e la moglie, Francesca Morvillo, anche lei magistrato. Quattro mesi più tardi la mafia tornò a colpire in via D’Amelio uccidendo il magistrato antimafia Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio) Vincenzo Li Muli; Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Ricordare i nomi dei caduti nel contrastare la mafia indica la cura e la doverosa attenzione verso il sacrificio più alto che si possa chiedere al servitore del bene comune. Per questo centinaia di spettatori del musical studentesco "Io non ho paura" si sono indignati - fischiando e sbottando contro il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale, Marco Ugo Filisetti - quando alla conclusione dello spettacolo, per ben quattro volte ha sbagliato il nome di Giovanni Falcone, appellandolo "Giuseppe". Il direttore, dopo i mormorii "si chiama Giovanni" e i fischi, si è scusato, giustificandosi con un lapsus involontario. Il direttore nel tentare la carta dell'ironia ha provato a recuperare la situazione di gelo creatasi con la platea, fingendo per la quinta volta di sbagliare il nome del magistrato antimafia, ma l'esito è stato incerto, affidato in definitiva alla clemenza del pubblico.

La processione laica dei cittadini davanti alla teca dà speranza a quanti, quotidianamente, lavorano e operano perché il ricordo fatto di sensazione diventi memoria condivisa, conoscenza con la speranza di una società più giusta e libera, capace di emancipare gli uomini e non ridurli promuovendo istinti predatori primordiali. Tra questi operatori del bene, citati dal prefetto di Pesaro Urbino, Tommaso Ricciardi, sono stati sia la vedova Tina Montinaro – presidente dell’associazione Quarto Savona Quindici, custode dell’auto e promotrice di iniziative, eventi e manifestazioni di sensibilizzazione sulla giustizia e l’antimafia – che le scuole superiori della provincia. In particolare il Prefetto ha elogiato l’attività ultraventennale del liceo scientifico Marconi, ben nota e apprezzata a livello ministeriale, quanto dalla presidenza della Repubblica. Il questore Raffaele Clemente, subito dopo il saluto solenne delle autorità, avvenuto questa mattina alle ore 12, in presenza del sindaco Matteo Ricci e di tutte le forze dell’ordine, ha deposto un mazzo di rose davanti alla teca. Questa prima di tornare alla base, sarà salutata dai 400 giovani del musical studentesco “Io non ho paura“.

Il musical prodotto dal liceo Marconi con la rete di tutte le scuole superiori della provincia è stato molto apprezzato nei quattro giorni di repliche, avvenute nel cortile interno della scuola. Il prefetto Ricciardi ha promesso di volerlo portare in scena a Palermo. Oggi tra i tanti, ad avvicinarsi alla teca, anche la signora Francesca Toniolo, metà pesarese e metà milanese: «Sono qui con un’ amica e con i miei due figli Filippo e Giacomo. Il più grande a scuola ha studiato la strage di Capaci e ha, con i compagni, avuto un incontro con il fratello di Paolo Borsellino. I resti sono impressionanti. E’ certamente molto importante aver avuto l’opportunità di osservare da vicino la Quarto Savona 15: non siamo qui solo per andare al mare. Se c’è un’occasione per crescere come cittadini questa va colta con serietà e gratitudine per la città che la offre». Dall’amica Daniela un consiglio per migliorare la comprensione del monumento: «Bisognerebbe provvedere ad una traduzione, almeno in inglese, del testo che caratterizza la teca. Sono tanti gli stranieri in città che rimangono altrimenti esclusi al significato di questi resti».

Solidea Vitali Rosati