Fano, Mariella: "Nel porto che dragherete potrebbe esserci il corpo di mia madre"

L'appello della figlia di Carla Rovaldi, scomparsa 3 anni fa, al sindaco. "Fate attenzione"

RICERCHE Le ispezioni del canale Albani il giorno della scomparsa di Carla Rovaldi

RICERCHE Le ispezioni del canale Albani il giorno della scomparsa di Carla Rovaldi

Fano, 24 aprile 2018 - «E’ importante tenere alta l’attenzione su queste cose, che fortunatamente capitano poco, perché noi familiari abbiamo bisogno di sostegno». Sono passati tre anni da quando la madre è sparita nel nulla, ma non si può placare il dolore della fanese Mariella Longarini che non ha un luogo in cui deporre un fiore accarezzando la foto stampata su una pietra tombale. Era il 21 febbraio 2015 quando si sono perse le tracce di Carla Rovaldi, allora 84enne, uscita di casa nel cuore della notte indossando solo il pigiama e le ciabatte da camera. «Io ritengo che mia madre abbia fatto un gesto estremo – racconta Mariella, nota in città per la sua appartenenza alla compagnia dialettale Il Guitto – perché era gravemente malata e sofferente. Ma non ne abbiamo la certezza, perché da allora non è stata trovata alcuna traccia di lei. E’ una condizione di vita molto difficile questa, senza un posto in cui andare a piangere. Perché se è già dolorosa la perdita di una madre, non avere la certezza ti spinge a continuare a fare tutti i tentativi….».

E così alcuni giorni fa la Longarini ha incaricato il suo avvocato di scrivere al sindaco Massimo Seri per chiedere una cortesia: «Sapendo che a breve si procederà con i lavori di dragaggio del porto – spiega la donna – ho richiesto all’amministrazione, ai suoi tecnici incaricati, nonché alla società che si occuperà di eseguire i lavori, di prestare (nei limiti del possibile) massima attenzione nonché di adottare ogni opportuno accorgimento per prevenire l’eventuale danneggiamento e/o dispersione dei resti del corpo di mia madre o degli indumenti di quest’ultima. Favorendo l’auspicato rinvenimento di una qualche traccia».

Piange, la Longarini, raccontando quella notte. «Deve avere aspettato che mi addormentassi, quindi sicuramente è uscita dopo le due. Io mi sono svegliata alle 5 e non l’ho trovata in casa. Il cancello era aperto…. Ho fatto subito denuncia ai carabinieri che si sono immediatamente attivati per le ricerche. Da subito si sospettò che mia madre avesse deciso di suicidarsi buttandosi dal ponte sul porto canale e arrivarono i sommozzatori dei vigili del fuoco di Bologna per ispezionarlo, senza rinvenire tracce del corpo; la Capitaneria di porto di Fano nei giorni successivi proseguì le ricerche in mare, senza risultato. Nei mesi successivi scrissi anche all’associazione Penelope (sul sito è pubblicata la scheda di mia madre) e mi sottoposi al prelievo del Dna nella speranza, un giorno, di poterlo confrontare con eventuali resti sconosciuti che si fossero rinvenuti. Ma ancora nulla».

ANCHE la trasmissione Rai Chi l’ha Visto? ha trattato il caso, senza riuscire a scovare un testimone. Secondo i dati forniti nella XVIII Relazione dell’ufficio del commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, in Italia sono da ricercare 52.990 persone (dal 1 gennaio 1974 al 31 dicembre 2017, di cui 9.380 italiani). Secondo l’associazione Penelope Marche Onlus, nella nostra regione negli ultimi quarant’anni sono scomparse 567 persone e più di 20 sono i cadaveri non identificati. Solo nella nostra provincia rimangono ancora avvolti da mistero i casi di scomparsa di Giancarlo Bonaventura (scomparso a Pesaro il 9 gennaio 1978); Terenzio Cecchini (Pesaro il 23 giugno 1994); Tiziana Ricciarelli (Urbino 25 giugno 1996); Rosanna Ghiselli (Urbino 25 maggio 2002) e i fanesi Ivan Angelo Pegan (si imbarca dal porto di Ancona il 15 giugno 2013 per Durazzo – Albania) e da ultima Carla Rovaldi.