Ceriscioli: "Qualcuno diceva che l’emergenza era finita"

Dopo mesi di accuse, adesso i fatti danno ragione all’ex governatore "Peraltro quella è una struttura molto flessibile, persino per ricoveri ordinari"

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di Benedetta Iacomucci

Costoso, inutile, tardivo. E poi quel marchio di Bertolaso che a tanti non andava giù. Invece l’ospedale Covid di Civitanova, fortemente voluto dall’ex governatore Luca Ceriscioli quando il covid funestava la provincia e gli ospedali a malapena reggevano l’urto, nei prossimi giorni aprirà un modulo da 14 posti di Terapia semintensiva. L’ha annunciato l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, sotto la spinta del numero dei contagi che, anche nelle Marche, cominciano a dare più di un pensiero, con 226 casi positivi su 1.486 campioni nelle ultime 24 ore, e 16 ricoveri in più rispetto a ieri.

Luca Ceriscioli, dopo tutto il Covid hospital non era un’idea così malvagia?

"Ho sempre detto che questo tipo di struttura sarebbe stato utile e i fatti mi stanno dando ragione".

Le critiche però non erano mancate. Anche dalla sottosegretaria Alessia Morani, che aveva detto che sarebbe stato meglio usare quei soldi per rafforzare la sanità marchigiana.

"La critica più clamorosa è stata che l’emergenza non c’era più. Ma quella è una struttura molto flessibile: i posti letto possono essere di terapia intensiva, semintensiva e persino per i ricoveri ordinari. Abbiamo fatto in modo che nel progetto fossero previsti molti più bagni proprio pensando a questa eventualità".

E sui costi?

"Innanzitutto eravamo partiti da una previsione di 12 milioni e invece la struttura è costata 8,7 milioni di euro. Per 82 posti letto di terapia intensiva e semintensiva è una cifra non eccessiva, anzi. Ma soprattutto l’altro parametro importante è la velocità: questa struttura l’abbiamo fatta in un paio di mesi. Se ne stanno accorgendo, adesso, di quanto è complicato andare a creare posti letto di terapia aggiuntivi negli ospedali esistenti".

Il decreto Rilancio prevedeva per le Marche 104 posti letto di terapia intensiva in più, oltre a quelli di Civitanova. Ma per ora ne sono stati allestiti solo 4 a San Benedetto e 10 a Marche Nord.

"Appunto. Ci sono procedure lente, gare e appalti da fare... Sarebbe stato impossibile reagire alla prima fase della pandemia, che ci ha travolto in maniera imprevedibile, utilizzando quegli strumenti. Dovevamo sbrigarci. Oltretutto una maxi-struttura, rispetto a un frazionamento dei posti letto, consente almeno il 30 per cento dei risparmi. E poi anche dal punto di vista gestionale dà delle garanzie: ce le ricordiamo tutti le polemiche con Urbino".

Però non si trova il personale.

"Guardi, io 5 anni fa incontrai l’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin. La misi di fronte a questo problema, perché il fatto è che le previsioni dello Stato non sono mai all’altezza delle esigenze del territorio. Certe figure professionali sono storicamente carenti: almeno per quelle bisognerebbe permettere le specializzazioni negli ospedali".

Il fatto di aver aperto, al Covid Hospital di Civitanova, i posti di semintensiva dipende da un problema di organico?

"Sicuramente la terapia intensiva richiede un setting assistenziale più elevato".

Saltamartini ha parlato anche di un aumento di tamponi.

"Noi nella prima fase avevamo la strumentazione ma non i reagenti. Adesso ci sono anche quelli, in generale si è più preparati a tutto".

Le guarda ancora le curve epidemiologiche?

"Sì, ormai ho una sorta di deformazione professionale".

E cosa vede?

"Vedo una crescita dei numeri importante. Però, ripeto, gli strumenti ora ci sono. Il Covid Hospital c’è. Basta solo usare queste cose per ciò a cui servono".