Comunità psichiatriche nel limbo: "Preoccupati per i nostri ragazzi"

L’allarme delle famiglie per il trasferimento dei servizi: "Nessuno ci dice nulla"

Comunità psichiatriche nel limbo: "Preoccupati per i nostri ragazzi"

Comunità psichiatriche nel limbo: "Preoccupati per i nostri ragazzi"

Sono preoccupati i famigliari degli ospiti delle Comunità protette di via Lombroso, che accolgono una quarantina di utenti affetti da disagio psichico. Utenti che presto dovranno essere trasferiti per liberare l’area del cantiere di Muraglia. Ma non si sa ancora né quando, né dove. E l’addio dei vertici dell’Ast, Nadia Storti e Edoardo Berselli, non contribuisce a rasserenare il quadro. "Siamo fortemente preoccupati – scrivono – per le notizie che apprendiamo dai media, riguardo il trasferimento in altre sedi delle sopracitate strutture, previsto per il 30 settembre, trasferimento di cui noi continuiamo a non essere informati, nonostante sia una decisione che riguarda il futuro dei nostri cari e nostro".

"Ciò che ci preoccupa maggiormente, è la possibilità che il trasferimento possa incidere negativamente sulla qualità di vita degli ospiti. L’attuale ubicazione della struttura, permette a tutti loro di uscire (qualcuno in piena autonomia, qualcun altro con accompagnatori o famigliari) e di raggiungere punti di aggregazione sociale; permette agli educatori di organizzare attività, come andare in spiaggia in estate, andare a fare acquisti, con un impegno sostenibile di strada da percorrere; permette a noi famigliari di andarli a visitare con una certa frequenza. Il trasferimento della struttura al di fuori dell’ambito cittadino, andrebbe a creare tanti disagi, sia agli ospiti più autonomi ma anche agli operatori, maggiormente limitati nell’organizzazione delle attività, e ai famigliari che potrebbero dover diradare le visite".

Da qui, la preghiera: "Chiediamo che il trasferimento venga valutato sulla base dello stile di vita di questi ragazzi e ragazze, per non annullare i progressi di autonomia che, in modo differente tra loro, hanno raggiunto negli anni di permanenza in struttura. Una struttura ubicata in luoghi isolati sarebbe un duro colpo per il percorso di cura e per l’integrazione sociale raggiunta, quando invece è importante che gli ospiti possano creare e mantenere una rete sociale anche al di fuori della struttura. Non possiamo accettare che i nostri cari vengano isolati o, peggio ancora, rinchiusi in struttura per le difficoltà di accedere a luoghi di aggregazione sociale o per le difficoltà dei famigliari di raggiungerli. Chiediamo di essere informati e aggiornati sugli sviluppi futuri, e coinvolti durante il percorso che porterà a individuare la nuova collocazione, in modo di poter proporre soluzioni e permetterci di scegliere, con il tempo dovuto, altre collocazioni per i nostri cari. Sarebbe auspicabile – concludono – un incontro con i responsabili interessati al progetto di trasferimento".

Benedetta Iacomucci