Condannato a due mesi per molestie all’infermiera

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Messaggi a raffica sul telefonino e sui social, ma per il giudice non si è trattato di stalking, bensì di molestie. Così ieri un 50enne imprenditore edile di Pesaro, difeso dall’avvocato Enrico Andreoni, alla fine si è visto riqualificare il reato in un’ipotesi meno grave ed è stato condannato a 2 mesi di reclusione e al pagamento di mille euro alla parte civile. La vittima è un’infermiera, anche lei pesarese e di 50 anni. I fatti risalgono al 2020, quando, dopo due anni, la donna decide di mettere fine alla storia con l’imprenditore. Lui però è ancora convinto che sia del margine per riallacciare la relazione. Così comincia a inviare messaggi a raffica alla ex. Sul telefonino e sui social. Va avanti per mesi. E la ex non gradisce affatto tanto da chiedere l’intervento del Questore, il quale ammonisce l’imprenditore. Il 50enne non desiste. Torna alla carica ma all’ennesimo tentativo di contatto, la donna lo denuncia. E per lui scatta la misura del divieto di avvicinamento alla sua vittima. Poi finisce a processo per atti persecutori. In aula sono stati ascoltati come testimoni anche anche l’ex marito dell’infermiera e l’attuale compagno, il quale aveva detto di essere stato minacciato dall’imprenditore. I due uomini avevano riferito delle decine di contatti. L’avvocato Andreoni aveva messo in luce che il suo cliente non aveva capito che il loro rapporto fosse davvero chiuso "sennò non l’avrebbe più cercata". E per il giudice quegli sms, anche se fastidiosi, non possono considerarsi stalking, ma molestie.