MARINA VERDENELLI
Cronaca

Corinaldo, più carcere alla banda dello spray

La Corte d’Appello non ha fatto sconti ai sei imputati che provocarono il fuggi-fuggi. Riconosciuta l’associazione a delinquerel

di Marina Verdenelli

La banda dello spray condannata anche per l’associazione a delinquere. Nessuno sconto in appello ai sei ragazzi della Bassa Modenese accusati di aver spruzzato una sostanza urticante all’interno della Lanterna Azzurra di Corinaldo, la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, per fare furti di collanine, causando la morte di cinque minorenni e di una mamma di 39 anni. Dopo una camera di consiglio durata cinque ore la Corte di Assise di Appello ieri ha riconosciuto a tutti gli imputati il reato associativo, caduto invece nel primo grado di giudizio, e questo ha determinato un aumento delle pene. Ugo Di Puorto, il principale accusato perché avrebbe azionato proprio lui, in discoteca, stando alle accuse, il tasto della bomboletta al peperoncino, è stato condannato a 12 anni, 6 mesi e 20 giorni di carcere (due mesi in più rispetto al primo grado di giudizio). Il suo braccio destro, Raffaele Mormone, è stato condannato a 12 anni, 5 mesi e 20 giorni (per lui solo un mese in più rispetto alla condanna precedente). Andrea Cavallari ha preso 11 anni e 10 mesi, Moez Akari 11 anni e 6 mesi, Souhaib Haddada 11 anni e 3 mesi e Badr Amouiyah 10 anni e 9 mesi (tutti e quattro hanno avuto un aumento di 4 mesi di pena ciascuno rispetto al primo grado).

La Corte presieduta dal giudice Giovanni Trerè ha riconosciuto alla banda anche gli altri reati per i quali erano stati già condannati in primo grado, L’omicidio preterintenzionale, le lesioni, i furti e le rapine (a Mormone due furti di collanine con strappo in meno e a Di Puorto uno in meno in appello). Per capire cosa ha portato i giudici a riconoscere anche il reato associativo, motivo di appello da parte della Procura che aveva chiesto una condanna in più per tutti di sei mesi, bisognerà attendere le motivazioni della sentenza tra novanta giorni.

L’udienza ieri si è aperta con le repliche di tutte le parti, accusa, difesa e parti civili. Gli imputati erano collegati via video dai rispettivi carceri. Dura e incisiva la replica della procura generale, rappresentata da Ernesto Napolillo, che ha ribadito come i sei "erano una banda di ladri e lo spray è stato utilizzato per rapinare, gli elementi che erano una associazione si rilevano da tutte le intercettazioni". Poi ha parlato di come "una goccia di veleno può avvelenare un pozzo" come paragone alle repliche difensive "perché si sta tentando di avvelenare la realtà". Il riconoscimento dell’associazione a delinquere è stato bene accolto dalle parti civili.

"I familiari delle vittime sentono che c’è giustizia" ha commentato l’avvocato Irene Ciani, che rappresenta la famiglia di Benedetta Vitali. "Ci siamo battuti tanto affinché il reato associativo fosse riconosciuto – ha detto l’avvocato Federica Ferro, legale di Paolo Curi (il marito della 39enne rimasta uccisa dalla folla in fuga) – siamo soddisfatti".

Per le difese, il reato dell’associazione a delinquere non poteva essere contestato perché i "ragazzi non erano responsabili della morte dei giovani perché erano solo dei ladruncoli" mentre le colpe per la strage sarebbero dovute "ricadere sui proprietari e su chi aveva autorizzato il ballo in quel locale pericoloso e non a norma".

Per l’accusa invece gli imputati "sono ladri di felicità perché hanno rubato la vita a tanti ragazzi e la banda era un’associazione a delinquere perché agiva con metodo, come emerge dalle intercettazioni". Infatti la banda ha continuato a fare rapine anche dopo la strage e per questo l’accusa imputa loro l’omicidio preterintenzionale "perché con lo spray lanciato tra la folla poteva accadere di tutto. Quindi non hano avuto remore nel continuare a rapinare con un metodo che ha provocato la strage".

Intanto, sono alla sbarra anche i "colletti bianchi", cioè i componenti della commissione di vigilanza comunale oltre ai proprietari della Lanterna blu, un ex magazzino agricolo, e i gestori di quella notte.