Coronavirus Pesaro, il primario di Rianimazione: "Ora l'età si abbassa"

In Terapia intensiva anche 50enni, non sempre con altre patologie. Il dottor Michele Tempesta in prima linea: "Da 7 posti letto a 40"

Coronavirus, il dottor Tempesta  con con il direttore Maria Capalbo (Fotoprint)

Coronavirus, il dottor Tempesta con con il direttore Maria Capalbo (Fotoprint)

Pesaro, 26 marzo 2020- «Vede là dietro? C’è un uomo di quarant’anni in terapia intensiva. E non aveva particolari malattie pregresse". Michele Tempesta (video), primario della Rianimazione di Marche Nord, ha l’aria di chi in un mese ha visto di tutto. E ora guarda l’evoluzione di un virus che il suo reparto ha dovuto affrontare in assetto da guerra: c’erano sette posti letto a fine febbraio, ora ce ne sono 40, per il 98 per cento occupati. E soprattutto occupati anche da gente molto più giovane rispetto alla fascia d’età più colpita dal coronavirus. Non solo anziani, non solo gente già malata. C’è un nuovo mondo là dentro, attaccato alla vita grazie a un respiratore. «Ultimamente si è molto abbassata l’età dei pazienti che accedono alla Rianimazione – dice il primario –. Non è raro vedere 50enni, 55enni con bruttissime polmoniti. L’età media è di 65 anni, gente senza particolari patologie concomitanti: ipertensione e diabete soprattutto, ma anche sovrappeso corporeo".

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Come vi spiegate questa evoluzione? "E’ una tendenza che nessuno riesce a spiegare. Posso supporre che i pazienti più anziani abbiano dei decorsi più drammatici a domicilio o appena arrivati in pronto soccorso. I pazienti che arrivano da noi in Rianimazione, invece, hanno comunque resistito al primo attacco del virus e quindi abbiamo più margine per le terapie ventilatorie e farmacologiche".

Vedete comunque una tendenza in miglioramento per la provincia di Pesaro e Urbino oppure no? "Per gli accessi in Pronto soccorso credo che negli ultimi due-tre giorni ci sia qualche spiraglio di speranza. Noi come terapia intensiva ancora no".

Il tutto in un reparto completamente rivoluzionato. "Sì, abbiamo portato il numero di posti letto in 40, dai 7 iniziali, e sono quasi tutti occupati: attualmente ci sono 37 pazienti. E quindi siamo impegnati ad affrontare questa emergenza più che mai".

Quali sono stati, professionalmente e umanamente, i momenti più difficili? "Emotivamente all’inizio, quando arrivavano ondate di pazienti tutti affetti dalla stessa patologia: è stato un impatto molto forte. Il lato positivo è avere avuto la conferma che qui c’è un gruppo di medici e personale infermieristico davvero compatto. Persone stupende, davvero".

Il sistema sanitario marchigiano può resistere ancora? "Io dico solo che Pesaro ha retto a questo impatto".