Coronavirus Soria, Lazzaro batte il virus dopo 6 mesi di dolori

Un 75enne tornato a casa e acclamato dai familiari: l’ambulanza se l’era portato via il 9 marzo. Intubato per 24 giorni

Lazzaro Ceccolini, 75 anni, mentre viene accolto dalle nipoti appena sceso dall’auto

Lazzaro Ceccolini, 75 anni, mentre viene accolto dalle nipoti appena sceso dall’auto

Pesaro, 24 settembre 2020 - Un cartello con scritto "Bentornato Lazzaro, forza" è appeso al numero civico 32 di strada panoramica adriatica, quartiere Soria. Dopo 200 giorni di sofferenza si può tornare a sorridere.

Lazzaro Ceccolini, 75 anni, a oltre sei mesi dal contagio da Covid-19, torna a casa. "Sono stati giorni terribili, ma io gli ripetevo sempre: sei forte un bel po’". A dirlo emozionata è Marisa Filippucci, moglie di Lazzaro. Non lo vedeva dalla sera del 9 marzo, giorno in cui l’ambulanza arrivò davanti casa. Meno di 48 ore all’ospedale di Urbino, poi il trasferimento a San Benedetto del Tronto. "È stato intubato 24 giorni - racconta la figlia Marica - Durante il lockdown ogni giorno alle 3 di pomeriggio attendevamo un messaggio dall’ospedale sulle sue condizioni. Spesso erano parole come ’stabile’, ’buono’, ’discreto’. L’attesa era un momento tremendo, di perdita e impotenza, il cuore ci scoppiava".

L’altra figlia, Federica, è andata a riprendere Lazzaro all’ospedale di Macerata Feltria, struttura in cui è stato dal 15 giugno. "Il 28 aprile lo trasferirono a Fano, dalla terapia intensiva al reparto medicina. L’abbiamo rivisto tutti per la prima volta l’1 maggio, con una videochiamata", racconta.

Lazzaro scende dalla macchina, saluta nipoti, famigliari, amici. I vicini sono sui terrazzi, tutti emozionati. Pallido in viso per i tanti giorni passati in ospedale, a risplendere sono i suoi occhi azzurri. Poi, mentre mangia un cornetto al cioccolato e beve un succo, racconta la sua lotta: "Ora sto abbastanza bene. A un certo punto, quando ho capito che poteva andare bene, ce l’ho messa tutta".

Le nipotine non si staccano mai da lui. "Mi sono mancate tantissimo, così come l’intera famiglia", prosegue Lazzaro, mentre saluta qualche suo conoscente passato di lì. Si muove con le stampelle, nelle caviglie ha dei supporti che lo aiutano a rimanere in piedi. "Voglio ringraziare su tutti la dottoressa Tiziana Principi, direttore della rianimazione dell’ospedale di San Benedetto del Tronto, la quale mi ha tirato fuori dal buco nero", racconta Lazzaro. E poi "i fisioterapisti e logopedisti che l’hanno tolto dal letto, dove era immobile", dice la figlia Federica.

Tornare a camminare è proprio la cosa che Lazzaro vuole presto fare: "Adesso la passeggiata alla mattina presto con mia moglie la farò sempre. Poi quando starò bene vorrei riprendere ad andare in campagna nell’orto e a caccia", conclude Lazzaro, "di nome e di fatto", commentano i tanti presenti che lo hanno accolto, in riferimento al Santo che fu resusciato da Gesù.