Crediti fittizi, assolto imprenditore

L’imputato, difeso dall’avvocato Pardi, ha dimostrato la sua buona fede nell’aver acquistato quelle somme

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di Elisabetta Rossi

L’ombra della mafia in "giacca e cravatta" si è allungata fino a Pesaro e ha fatto finire a processo un imprenditore 51enne di Colbordolo, il quale è però riuscito a dimostrare la sua innocenza. Ma intanto ha già querelato per truffa i due commercialisti che lo hanno messo nei guai. Tutto comincia quando all’amministratore di una società di Montelabbate viene consigliata un’operazione per risparmiare sulle tasse. Si tratta di acquistare 150mila euro circa di crediti di imposta per ricerca e sviluppo di un’altra azienda da portare in compensazione. L’imprenditore era stato così avveduto da presentarsi anche all’Agenzia delle entrate per chiedere conferma della regolarità dell’operazione. Conferma che ottiene. Così decide di fare suoi quei crediti. Ed è a questo punto che entrano in campo i due professionisti, un commercialista di Roma e uno di Enna, i quali garantiscono al pesarese, come tanto di attestazione giurata, che quei crediti sono detraibili. Tempo dopo però è il pesarese a ricevere la visita dell’Agenzia delle Entrate.

La quale gli contesta di aver utilizzato 150mila euro di crediti inesistenti e gli chiede la restituzione delle somme, con interessi e spese. Scatta anche il sequestro per un importo di circa 300mila euro e l’imprenditore si ritrova sul banco degli imputati, davanti al Tribunale di Pesaro, per il reato di indebita compensazione di imposte. Intanto, ricontatta i due commercialisti per avere spiegazioni e riceve in cambio assicurazioni sulla correttezza dell’operazione.

Salvo scoprire, poco dopo, che i due erano stati prima indagati per un giro di false compensazioni i cui fili erano retti dalla "stidda" mafiosa di Gela e poi erano finiti a processo, culminato con la condanna a 4 anni di reclusione. Il 51enne pesarese sporge querela contro i due, ritenendo di essere stato truffato ma, nel frattempo, per lui comincia il calvario di sequestri ed indagini penali. Indagini che lo fanno finire a giudizio dove, difeso dall’avvocato Arturo Pardi, è riuscito a dimostrare la sua estraneità ai fatti e ad ottenere una sentenza di assoluzione.

Al processo sono stati sentiti sia gli ispettori del Fisco che lo stesso imputato il quale ha potuto dimostrare la propria buona fede avendo preventivamente chiesto un parere all’Agenzia delle Entrate. Alla lettura della sentenza, l’imprenditore si è sciolto in lacrime. Soddisfatto l’avvocato Pardi che ora si prepara a seguire la querela per truffa contro i due commercialisti infedeli